Bruxelles – Continua, sempre più confusa, la partita del negoziato tra la Grecia e i suoi creditori. Formalmente si dice che si fanno dei passi in avanti, e alcune proposte sembrano avvicinarsi, anche se nulla di ufficiale trapela. In sostanza sembra che dopo quattro mesi di negoziato la situazione non si sblocchi e che anzi, si trovino sistemi d’emergenza per coprire le falle che inevitabilmente si stanno aprendo con il passare del tempo.
L’accordo non c’è, i 7,2 miliardi che dovrebbero dare respiro alla Grecia non arrivano, e dunque Atene ha deciso di non pagare la rata in scadenza oggi del suo debito con il Fondo monetario internazionale. I 300 milioni attesi arriveranno a fine mese, sfruttando una vecchia disposizione dell’istituto di Washington emanata negli anni ’70. La Grecia, dice una nota dell’Fmi, “intende accorpare i quattro pagamenti di giugno in un unico esborso il 30 giugno”. Era successo solo un’altra volta nella storia, nel 1976, quando lo Zambia prese una decisione simile.
L’ennesima “settimana decisiva” per i negoziati si chiude dunque con un nuovo rinvio.
La Commissione europea si mostra ostentatamente indifferente a questa novità che dimostra una volta di più le difficoltà nelle quali versa Atene. Mercoledì sera il presidente dell’esecutivo europeo Jean Claude Junker e il premier greco Alexis Tsipras si sono incontrati per cinque ore, ma questa mattina il portavoce dell’esecutivo europeo Margaritis Schinas ha preteso di far credere ai giornalisti ai giornalisti che loro del rinvio del pagamento non sapevano nulla. “Lo abbiamo appreso dai giornali, ne prendiamo atto”, si è limitato a dire.
Lo sforzo politico guidato da Angela Merkel (che viene esplicitamente sostenuta anche dagli Usa) per trovare una soluzione rapida per il momento è fallito. Il vertice tenuto martedì a Berlino con il capo della Bce Mario Draghi, quella dell’Fmi Christine Lagarde, il presidente francese François Hollande e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker non ha trovato una via per sbloccare la situazione. I creditori restano sulle loro posizioni e anche Atene non cede e rifiuta le proposte di intesa. Il governo di Atene spiega che il programma di riforme chiesto a Tsipras negli incontri a Bruxelles “non può risolvere la crisi e aumenterebbe la povertà e la disoccupazione”. “Il governo – afferma Tsipras stesso in un tweet – non accetterà proposte estreme. Il nostro popolo ha già sofferto abbastanza negli ultimi anni”.
Atene continua ad opporsi soprattutto a due delle richieste dei creditori, considerate dannose per i cittadini e per l’economia: i tagli alle pensioni minime e l’aumento dell’Iva del 10% per elettricità e farmaci. Ma anche la situazione dentro il partito del premier, Syriza, non è affatto tranquilla. C’è chi parla di elezioni anticipate, chi di referendum, chi di impossibilità di trovare un accordo. Il premier ha tentato di calmare le acque in Parlamento questa sera, dicendo anche che l’accordo proposto è “inaccettabile”, ma in mancanza di un “sì” o di un “no” definitivo è difficile che qualcosa si sblocchi anche ad Atene.