Bruxelles – Nessuna rivoluzione in vista, ma un primo impegno sulla trasparenza c’è. Rispondendo a una lettera del mediatore europeo, Emily O’Reilly, la Commissione ha promesso di rendere più limpidi i criteri di composizione dei gruppi d’esperti. Si tratta di circa 800 comitati formati da persone selezionate “in base alle loro competenze”, il cui parere può anche essere vincolante per l’adozione di un progetto di legge su temi che vanno dall’immigrazione al commercio internazionale.
La promessa della Commissione arriva in risposta alle richieste avanzate del mediatore europeo, che il 27 gennaio aveva scritto all’esecutivo comunitario a conclusione di un’indagine durata quasi un anno. Emily O’Reilly aveva deciso di propria iniziativa di dare il via all’inchiesta dopo aver constatato l’opacità del metodo di selezione degli esperti e la poca chiarezza riguardante le loro modalità di lavoro. Per questo aveva aperto una consultazione pubblica e infine aveva inviato alla Commissione una serie di suggerimenti per migliorare tutta una serie di aspetti. La risposta dell’esecutivo è arrivata dopo poco più di tre mesi e, a fronte di numerose bocciature, registra anche qualche apertura nei confronti delle proposte di O’Reilly. “La Commissione considera che le regole esistenti sui gruppi d’esperti garantiscano già il loro buon funzionamento all’interno di quadro coerente – scrive l’esecutivo -. Tuttavia, la Commissione può essere d’accordo su alcuni suggerimenti fatti dal mediatore, con l’obiettivo di migliorare una serie di aspetti”.
Parere positivo, dunque, sul miglioramento del Registro dei gruppi d’esperti, ma senza fretta. Le modifiche infatti verranno approntate entro i primi tre mesi del 2016. A differenza di quanto avviene ora, gli esperti verranno selezionati sulla base di una procedura pubblica, tranne quando si tratta di funzionari statali, organizzazioni internazionali, rappresentanti dell’Ue o di agenzie europee. Nessuna chiamata pubblica anche nell’eventualità in cui fosse richiesta “una speciale competenza tecnica”. In questo caso gli esperti saranno selezionati in base a “criteri oggettivamente verificabili” e resi pubblici. Ma come avverrà materialmente la selezione? Attraverso una nuova sezione del sito internet della Commissione, alla quale verrà data l’adeguata visibilità. Inoltre, come richiesto dal mediatore, verrà attivato un servizio di “e-mail alert” per segnalare ogni nuova apertura di una procedura pubblica. I candidati avranno quindi a disposizione quattro settimane (non sei, come chiesto da O’Reilly) per inoltrare il proprio curriculum.
Il motivo di maggiore attrito fra il mediatore e la Commissione, però, riguarda la definizione stessa della parola “trasparenza”. Nella sua lettera del 27 gennaio, O’Reilly aveva chiesto un impegno concreto contro possibili conflitti d’interessi per evitare, come a volte accade, che a dare il proprio parere su una determinata proposta legislativa siano le stesse persone che da quella norma verrebbero particolarmente favorite o svantaggiate. L’esecutivo si è sempre opposto alla completa divulgazione dei dati degli esperti, soprattutto quando si tratta di funzionari pubblici, paventando una violazione del diritto di privacy. Un concetto ribadito anche nella risposta al mediatore, anche se con qualche apertura in più. La Commissione, infatti, ha dato parere favorevole all’iscrizione degli esperti non solo nel registro a loro dedicato, ma anche in quello finora riservato solo ai lobbisti, con la possibilità di fare un link fra i due profili in modo da fornire al pubblico un quadro più completo possibile. Chi dovrà sottoporsi a tale pratica, però, saranno solo le persone che fanno parte di un’organizzazione o sono liberi professionisti che rappresentano interessi comuni. Nessuna maggiore trasparenza, invece, per gli esperti nominati direttamente dagli Stati membri.
“La risposta della Commissione alla mia prima serie di proposte è incoraggiante e dovrebbe aiutare ad accrescere la trasparenza del processo di selezione, cosa essenziale per rafforzare la fiducia del pubblico – ha commentato il mediatore europeo -. Tuttavia, la Commissione deve ancora fare di più per aprire il lavoro di questi gruppo all’esame del pubblico, in particolare pubblicando i resoconti dettagliati del loro lavoro”.