Bruxelles – Quali saranno le priorità della presidenza lussemburghese? Il dossier sul registro dei passeggeri aerei (Pnr), gli accordi commerciali Ue-Giappone, il pacchetto sulla fiscalità. Per il resto tra dossier non ai primi posti dell’agenda comunitaria e le incognite poste dai rebus greco e britannico, il Lussemburgo nel suo semestre di presidenza di turno dovrà andare con i piedi di piombo. In politica estera, come in economia, la prossima presidenza di turno del Consiglio Ue non si fa illusioni: portare a casa qualcosa sarà difficile. Grecia e Regno Unito “sono questioni che peseranno sul semestre”, rivelano fonti comunitarie. E poi l’allargamento, questo sconosciuto. Per alcuni il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha messo una pietra tombale sul tema dicendo che per questa legislatura non se ne parla. Altri sostengono che sia puro pragmatismo: difficile ipotizzare progressi significativi. E quello lussemburghese, confidano a Bruxelles, “non sarà un grande semestre per l’allargamento”. Non che sia chissà quale segreto, per carità, ma è la conferma di una stagione europea. In questi sei mesi la Turchia può vedere l’apertura di nuovi capitoli negoziali, ma tutto dipende da quello che succede nel Paese e dalle bizze di Recep Tayyip Erdogan. Se le condizioni sono queste, non promette bene. Nell’agenda lussemburghese ci sarebbe cerchiato anche il nome “Serbia”. Ma anche qui, semmai ci fossero passi avanti sarebbero minimi. Quanto alle politiche di vicinato, fonti Ue sostengono che i lussemburghesi abbiano classificato i dossier come “estremamente complessi”. C’è il nodo Ucraino a est, quello in Medio Oriente (sempre a est) con la crisi siriana e i dubbi sulla stabilità libanese, e ovviamente c’è la questione della sponda sud con la crisi libica.
La Libia imporrà sicuramente uno sforzo per quanto riguarda i temi della migrazione. Il Lussemburgo spingerà, per quanto possibile, sull’acceleratore. Ma neppure qui si fissano obiettivi. Del resto il tema è di competenza degli Stati membri, è di quelli che divide e – sul piano interno – su cui ci si gioca le elezioni (e a settembre si vota in Portogallo, e a dicembre in Spagna). Spingere avanti il dossier si renderà necessario, ma con l’accortezza di non di gettare benzina sul fuoco euro-scettico che divampa un po’ ovunque in Europa. Proprio quello che non vuole il piccolo Granducato. Sul fronte economico è fuori luogo attendersi accelerazioni per quanto riguarda la Tassa per le transazioni finanziarie. Il Lussemburgo non fa parte degli undici Paesi membri che lavorano a un’introduzione della tassa tramite cooperazione rafforzata e dunque in agenda non c’è. Figurano invece tre punti su cui si vogliono fare progressi significativi: unione economica e monetaria, servizi finanziari, e unione dei mercati di capitali.