Bruxelles – Il baricentro si sta spostando o, forse, si è già spostato. L’Europa, chiamata a essere un “prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità” dallo stesso papa Francesco durante la sua visita a Strasburgo nel novembre scorso, non è più al centro delle politiche vaticane. A sostenerlo è Sébastien Maillard, scrittore e corrispondente del quotidiano cattolico francese “La Croix”, nella sua ultima ricerca intitolata “Le regard du Vatican sur l’Europe: du vif encouragement au soutien exigeant” (Lo sguardo del Vaticano sull’Europa: dal vivo incoraggiamento al sostegno esigente). Nel testo pubblicato da Notre Europe-Istituto Jacques Delors, il giornalista sostiene che il pontificato del primo papa proveniente dal sud del mondo stia pian piano cambiando le dinamiche che hanno da sempre caratterizzato il rapporto fra l’Unione europea e la Chiesa. Da una relazione privilegiata si sta passando a un approccio sempre più distante, caratterizzato più da una vigilanza critica che da un vero sostegno. La schiacciante vittoria del “sì” nel referendum irlandese sul matrimonio fra persone dello stesso sesso è stata vissuta come l’ennesima sconfitta fra le mura vaticane, sintomo di una secolarizzazione del continente ormai arrivata a un punto di non ritorno.
Eppure nel passato la Chiesa ha sempre dimostrato pieno sostegno alla costruzione di un’Europa unita. Partendo dal favore di Pio XII ai Trattati di Roma, passando per il favore di Paolo VI al libero scambio, fino preoccupazione di Giovanni Paolo II che il riferimento alle radici cristiane venisse incluso nel testo (mai adottato) della Costituzione europea. Oggi, invece, sembra che la diplomazia vaticana intenda continuare il suo dialogo con le istituzioni Ue ma allo stesso tempo favorire la convivenza pacifica fra tutti i cittadini europei, anche al di là dei confini dell’Unione. La progressiva secolarizzazione degli Stati membri dell’Ue sta andando di pari passo con un calo dell’entusiasmo da parte del Vaticano per la costruzione politica dell’Unione. “L’approccio all’Europa di papa Francesco – scrive Maillard – oggi si caratterizza per un sostegno pastorale alle periferie del continente e un discorso di rimobilitazione nei confronti del centro”.
La teoria del giornalista francese assume ancor più rilievo se si considera che il suo studio è stato pubblicato a pochi giorni dal viaggio di papa Francesco a Sarajevo, in programma per il 6 giugno. Dopo la visita in Albania nel settembre scorso, si tratta della seconda volta per Bergoglio nei Balcani. “Papa Francesco persiste nella sua scelta pastorale e politica di privilegiare i piccoli Paesi periferici dove i cattolici sono in minoranza – continua Maillard nella sua ricerca -. Mettendo l’accento sui Balcani, colui che spinge la sua stessa Chiesa a uscire verso chi è più lontano, invita allo stesso modo gli europei a decentrare il loro sguardo”. Il messaggio vuole essere quello di combattere la crescita degli estremismi e d’imparare dalle lezioni del passato. Esattamente lo stesso messaggio che ha dato origine alla costruzione europea.