Bruxelles – Finisce in Tribunale la saga politico-familiare dei Le Pen. Il fondatore e leader storico del partito, Jean-Marie, è ricorso alla Giustizia contro la decisione presa dalla figlia Marine di espellerlo dal movimento.
“Contesto la mia esclusione come aderente e quindi l’interpretazione estensiva dello statuto, che mi priva della mia presidenza onoraria”, ha dichiarato all’Afp l’anziano leader ottantaseienne, annunciando il ricorso contro il Fronte Nazionale presso il tribunale di Nanterre, ad ovest di Parigi, dove si trova la sede del partito. La prima udienza dovrebbe avere luogo il 12 giugno in sua presenza.
Jean-Marie Le Pen ha co-fondato il Fronte Nazionale nel 1972 e lo ha guidato per quasi 40 anni prima di cedere le redini a sua figlia Marine nel 2011, la quale ha immediatamente iniziato a lavorare per scrollare di dosso al partito l’immagine fortemente razzista e antisemita data dal padre per poter essere più “presentabile” davanti agli elettori. Questa strategia, nonostante i successi, non è mai piaciuta a Jean-Marie, che accusa la figlia di snaturare il partito per “normalizzarlo”.
Il fondatore ha dunque continuato a pronunciare dichiarazioni di fuoco sull’Olocausto, o di ammirazione per il maresciallo Pétain, che governò la Francia durante la seconda guerra mondiale in collaborazione con gli occupanti nazisti. Visto che Jean-Marie è stato sordo ad ogni appello si è dunque arrivati alla decisione degli organismi disciplinari del Partito di espellerlo.