Bruxelles – “Nelle relazioni internazionali c’è un principio di reciprocità” e Mosca ha semplicemente risposto alle azioni “assolutamente illegittime” e “non amichevoli” intraprese dall’Unione europea. Non capisce lo stupore e tantomeno l’indignazione il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov. In conferenza stampa con il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni in visita a Mosca, si dice “contento di parlare” della blacklist perché “siamo accusati – afferma – di avere stilato una lista casuale, senza basi mentre l’Unione europea avrebbe fatto tutto con una ragione”. Nulla di più lontano dalla realtà, per il capo della diplomazia russa secondo cui è “assurdo” che nella lista dei sanzionati Ue siano stati inclusi politici “sulla base dell’agenda domestica, come il referendum in Crimea. Non ci sono casi nella storia – dice – in cui parlamentari siano stati puniti per elezioni locali”. Insomma le azioni dell’Ue sono state “illegittime” e la Russia, proprio per “un principio di reciprocità” ha deciso di rispondere. Sarebbe stato da apprezzare, fa notare Lavrov, che Mosca lo ha fatto con “una lista molto più corta”, limitata ad 89 nomi contro i 150 dell’Ue e che “non voleva prendere il cattivo esempio dell’Ue ed annunciarla pubblicamente”.
“Abbiamo dato la lista alle controparti a Bruxelles, spiega Lavrov, dicendo che “non l’avremmo resa pubblica ma che i dirigenti europei che volessero venire in Russia avrebbe dovuto controllare se potevano farlo. Per un po’ “non ci sono state lamentele”, fa notare Lavrov ma dopo il caso fatto esplodere da un europarlamentare tedesco a cui è stato negato l’accesso in Russia, “l’Ue è tornata a chiedere la lista, l’abbiamo fornita in via confidenziale ma ci sono comunque state fughe di notizie alla stampa che l’Ue ha commentato nonostante normalmente non commenti le indiscrezioni”. Insomma “spero che non si nasconda la verità e non si faccia finta di non capire cosa succede”, conclude Lavrov.
Nel corso dell’incontro con il ministro italiano c’è stato anche modo di affrontare il tema della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che l’Europa spera arrivi entro la fine di giugno per dare il via libera alla missione militare contro gli scafisti. La risoluzione potrebbe essere bloccata proprio da Mosca che ha manifestato e continua a manifestare non poche perplessità. “Abbiamo capito la sfida che affrontano l’Italia e altri Paesi”, assicura Lavrov, ma “dobbiamo tenere a mente i principi della legge internazionale”, ricorda. “Ci sono molte questioni da risolvere”, dice, visto che “gli Stati Ue vorrebbero un mandato non solo per operare in alto mare ma anche nelle acque territoriali libiche e forse sulla terra”. Ad esempio, elenca il ministro russo: “Cosa faremo con le navi sequestrate, alcuni dicono che bisogna distruggerle ma allora cosa ne è del diritto di proprietà? Quale giurisdizione si deve usare per processare i criminali che organizzano il business? E come garantire il diritto delle persone che hanno pagato molti soldi per arrivare nell’Ue e poi vengono abbandonate?”. La proposta di Mosca, spiega Lavrov, “è di dettagliare maggiormente il mandato di questa operazione” perché “non vogliamo ripetere l’ambiguità della risoluzione del 2011 sulla Libia” che ha permesso un intervento militare, non vogliamo che la decisione sia “male interpretata e che se ne abusi”. In ogni caso, spiega Lavorov, ora le discussioni all’Onu “sono state sospese perché esponenti dell’Ue stanno facendo consultazioni con i poteri legittimi libici”.
“Stiamo lavorando con i membri del Consiglio di sicurezza – risponde Gentiloni – per cercare di chiarire quelle che Lavrov chiama sfumature ma che sono aspetti giuridici rilevanti” ma già si può chiarire che “dietro alla volontà di utilizzare il capitolo 7 dello statuto Onu non c’è l’intenzione di nascondere un intervento militare in Libia”, assicura il titolare della Farnesina. “Da parte della Russia – conclude Gentiloni – abbiamo registrato e contiamo di continuare a registrare un atteggiamento costruttivo”.