Roma – “Prendo oggi la parola di fronte a voi in qualità di presidente di uno degli Stati fondatori del progetto europeo”. Sono le parole con cui il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha esordito davanti agli studenti della London school of economics, nel discorso più europeista che ha tenuto dall’inizio del suo mandato. Non è un caso che si sia presentato con queste credenziali e abbia pronunciato la sua lectio proprio in un prestigioso istituto del Regno Unito, un Paese che si prepara a ridiscutere i termini della propria partecipazione all’Ue, e con la prospettiva di un referendum con cui i sudditi della regina Elisabetta II, nel 2017, saranno chiamati a decidere sulla permanenza nell’Unione.
Mattarella ha ripercorso le tappe storiche del cammino comune. Dall’istituzione della Ceca (Comunità economica del carbone e dell’acciaio), nel 1951, fino alle recenti crisi – quella economica e finanziaria, quella “epocale” dei flussi migratori in entrata, e quelle geopolitiche che “bussano alle nostre porte da Est e da Sud” – secondo il presidente l’Europa è ancora “un cantiere in costruzione”. Tuttavia, proprio queste recenti emergenze costituiscono un stimolo ad accelerare i lavori.
Mattarella parla espressamente del “principio della crisi come motore di sviluppo” del progetto europeo. Dalla quella finanziaria è nata l’unione bancaria, ricorda, e da quella economica un nuovo orientamento più attento agli investimenti per la crescita. L’emergenza dei flussi migratori ha dato poi l’imput perché la Commissione europea presentasse l’Agenda per l’immigrazione, un segno che si stanno compiendo “passi avanti” su questo terreno, dove “l’Europa sta solo adesso iniziando a sviluppare una politica comune”.
Allo stesso modo, le crisi in Libia, in Medio Oriente, in Ucraina, che rappresentano le “sfide” geopolitiche ai nostri confini, per Mattarella devono essere motivo per accelerare l’integrazione anche in un’altra “dimensione fondamentale”: quella della politica estera e di sicurezza comune. In questo ambito, oltre agli sforzi per una visione e una posizione condivisa, il capo delle Forze armate ha posto l’accento sulla Difesa comune. Ha sottolineato che le spese degli gli Stati membri sono in calo nel settore, “mentre i nostri Alleati di oltre-atlantico, non a torto, auspicano investimenti più cospicui da parte nostra”. Di fronte a questa situazione, “l’unica soluzione risiede” nel “graduale ma irreversibile processo di coordinamento dei bilanci per la Difesa e sviluppo di capacità comuni”.
Che si tratti di “crisi finanziarie, immigrazione, politica estera e di difesa”, il presidente è convinto che “singole visioni di breve periodo, da sole, non siano sufficienti” per affrontare questi temi. Occorre invece una “visione coerente di lungo periodo” che punti a una sempre maggiore integrazione. “In altri termini – riassume Mattarella – da qualsiasi punto si parta, l’approdo è sempre lo stesso: serve più Europa”. Il che vuol dire evitare “di guardare a possibili evoluzioni” del percorso europeo “solo dal punto di vista dei benefici a livello nazionale”. Un messaggio chiaro a Londra, a cui il capo dello Stato riconosce il diritto di ripensare la propria membership, ma chiede di non perdere di vista il percorso di integrazione europea e i “risultati storici della partecipazione britannica”. L’invito è a continuare a marciare con gli altri Paesi membri verso la meta finale del cammmino: “l’Unione politica”.