Roma – In Europa fuma ancora un cittadino su quattro. Anzi, un po’ di più, visto che la percentuale registrata da un’indagine Eurobarometro è del 26%. Lo studio “Gli atteggiamenti degli europei nei confronti del tabacco”, presentato dalla Commissione europea a pochi giorni dalla Giornata mondiale senza tabacco (31 maggio), è stato condotto nel 2014 su un campione di circa 28 mila intervistati distribuiti in tutti gli Stati Membri, e ha evidenziato un calo del 2% di fumatori tra gli europei rispetto alla precedente rilevazione del 2012.
Le differenze tra i vari Paesi sono notevoli. Si va dalla Svezia che fa registrare un appena l’11% di fumatori alla Grecia, dove risulta fumare il 38% della popolazione. L’Italia si colloca sotto la media europea, da noi fuma poco più di un cittadino su 5 (21%), e la percentuale di chi non ha mai provato a fumare è del 63%, contro una media Ue del 54%.
L’indagine ha riguardato anche l’utilizzo di sigarette elettroniche. Non sembrano un modo particolarmente efficace per smettere di fumare o provare a ridurre, una finalità con cui il 67% degli utilizzatori si avvicina al prodotto. Appena il 14% riesce a eliminare le sigarette e il 21% a ridurne il consumo. In soli due anni, la percentuale di chi giudica nocivo il prodotto elettronico è schizzata dal 27% al 52%.
Il dato più preoccupane è l’età media alla quali gli intervistati indicano di aver iniziato a fumare, che si attesta a 17,6 anni. Fenomeno che fa dire a Vytenis Andriukaitis, commissario per la Salute e sicurezza alimentare, che “la lotta contro il tabacco non è ancora vinta, in particolare tra i giovani. Non è accettabile che i cittadini europei continuino ad essere attirati dal fumo quando sono ancora adolescenti”. Porre rimedio a questa situazione, sottolinea Andriukaitis, è “uno degli obiettivi centrali della direttiva sui prodotti del tabacco” approvata lo scorso anno, che i Paesi membri sono chiamati a recepire entro maggio del 2016. Tra le misure previste, il divieto sugli additivi per aromatizzare il tabacco, l’obbligo di dedicare il 65% della superficie dei pacchetti a immagini e testi dissuasivi, l’introduzione di un sistema di tracciabilità per contrastare il contrabbando dei prodotti del tabacco.