Bruxelles – Consentire ai bambini di continuare a ricevere un’educazione, agli studenti che hanno dovuto lasciare l’università di riprendere gli studi e alle comunità che accolgono rifugiati di farlo degnamente. Comincia a funzionare il primo fondo fiduciario regionale Ue per la crisi in Siria, nato a dicembre dalla firma di un accordo tra Commissione europea e Italia: la prima azione concreta sarà un programma da 40 milioni di euro per aiutare 400 mila rifugiati siriani e le comunità ospitanti in Libano, Turchia, Giordania e Iraq.
I finanziamenti per il fondo, che vuole contribuire a rispondere alla dimensione regionale della crisi, arrivano dal budget Ue e dall’Italia mentre la Germania ha offerto un contributo aggiuntivo di 5 milioni di euro ma che deve ancora essere approvato dal parlamento tedesco. Si spera in contributi da altri Stati membri prima della fine dell’anno, quando sarà adottato un secondo pacchetto di programmi di aiuto. Per il momento ne sono stati lanciati tre.
Il primo, da 17 milioni e mezzo di euro è dedicato a 200 mila bambini siriani in Turchia a cui saranno forniti corsi di arabo, materiale scolastico e didattico e sostegno psicosociale. Particolare attenzione sarà dedicata all’accesso a spazi sicuri nelle comunità ospitanti per gli adolescenti, in particolare per le ragazze, così da minimizzare il rischio di violenza sessuale e di genere. Inoltre, 3.700 insegnanti volontari siriani riceveranno una formazione e incentivi per migliorare la qualità dell’istruzione in arabo e e più di 31 mila profughi siriani vulnerabili riceveranno buoni mensili per ottenere il cibo.
Un programma è stato pensato anche per aiutare quei giovani siriani che sono stati costretti a lasciare l’università. Questo progetto da 12 milioni di euro assisterà 20 mila ragazzi in Libia, Giordania, Turchia, Iraq e Siria con una combinazione di borse di studio, iscrizioni a corsi d’istruzione di persona e online. In questo modo sarà quadruplicato il numero di studenti siriani che riceveranno assistenza per continuare i loro studi, uno strumento ritenuto particolarmente importante per la lotta contro la radicalizzazione.
Infine, con altri 10 milioni di euro saranno sostenute le comunità ospitanti in Libano, Giordania, Iraq e Turchia, raggiungendo fino a 190.000 persone nelle 90 comunità povere più colpite dalla l’afflusso di rifugiati. Il programma aiuterà in particolare i giovani e le donne, rafforzando le loro prospettive, e quelle delle popolazioni ospitanti, di essere economicamente e socialmente produttiva. Dovrebbero beneficiarne almeno 15 mila giovani disoccupati attraverso il lavoro a breve termine, la formazione e l’impegno nelle comunità.
“L’Ue e gli Stati membri rimangono i maggiori contributori alla risposta internazionale alla crisi siriana”, fa notare l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, secondo cui “l’obiettivo è contribuire ad una de-escalation strategica della violenza in Siria e aiutare a a costruire una capacità di recupero nella regione così da alleviare le sofferenze della popolazione e creare le basi per una processo politico sostenibile e inclusivo”. “La maggioranza di rifugiati sono bambini e giovani il cui futuro offre poche possibilità e che rischiano di diventare terreno fertile per la radicalizzazione se non aumentiamo la nostra risposta”, fa notare il commissario Ue alle politiche di vicinato.