Bruxelles – La relazione Lange sul Ttip, il trattato di libero commercio tra Stati Uniti e Unione europea, ha ricevuto il primo via libera del Parlamento europeo con un voto che spinge così per continuare i negoziati. Ma le polemiche non sono mancate con l’Isds, il meccanismo per la risoluzione delle dispute tra Stato e investitori, che più di tutto il resto ha acceso lo scontro.
La commissione Commercio internazionale ha approvato con 28 sì e 13 no il parere scritto dal socialista Bernd Lange, che deve sintetizzare la posizione dell’Assemblea comunitaria sui negoziati in corso e gestiti dalla Commissione europea, il voto definitivo sul testo in Plenaria è previsto per il prossimo 10 giugno. A favore tutti i principali gruppi dell’Aula, popolari, socialisti, conservatori e liberali, contrari Verdi, Sinistra unita Gue ed euroscettici Efdd.
A far discutere maggiormente il “compromesso 50a” in cui si parla della necessità di un organismo “che assicuri che gli investitori stranieri siano trattati in maniera non discriminatoria e che abbiano una giusta opportunità di chiedere e ottenere un risarcimento, e di non beneficiare di diritti superiori agli investitori nazionali”. Il testo non nomina mai il tanto criticato Isds, ma afferma che, seguendo la linea proposta dalla commissaria Cecilia Malmstrom, bisogna negoziare per arriva a “un nuovo ed efficace sistema di protezione degli investimenti”. “Oggi abbiamo inviato un chiaro messaggio che l’Isds non è necessario nel Ttip, che la ratifica degli standard dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) è importante e che la piena esclusione dei servizi pubblici è fondamentale”, afferma il socialista David Martin secondo cui i deputati stanno “facendo capire alla Commissione che è essenziale porre fine ai tribunali segreti per le dispute tra investitori e Stato”. Per la Gue però “l’Isds è stato inserito sotto altro nome, si tratta di una clausola che permetterebbe alle multinazionali di fare causa agli Stati che volessero tentare di mantenere una normativa a difesa dei diritti dei cittadini”, afferma Eleonora Forenza. “Nel testo viene solo sostituito con qualcosa di indefinito, che è anche più pericoloso”, gli fa eco Helmut Scholz, relatore ombra per la Gue. I socialisti “che fino ad ora ritenevano inaccettabile l’istituzione degli arbitrati privati tra due continenti che hanno sistemi giuridici indipendenti ed efficaci hanno ceduto alle pressioni dei popolari”, e ora con questo voto “vanno contro gli interessi dei consumatori europei che rigettano in maniera massiccia questo meccanismo”, attacca il verde Yannick Jadot. Insomma questi ultimi mesi di dibattito non hanno affatto riavvicinato le posizioni che continuano ad essere fortemente polarizzate.
“Questo voto è un passo per ricostruire la fiducia delle persone nelle istituzioni e per rendere la politica commerciale più giusta e benefica per tutti”, afferma dal canto suo Alessia Mosca del Pd secondo cui “il Parlamento europeo non vuole e non voterà un accordo che non porterà vantaggi ai cittadini, al tessuto produttivo, ai nostri giovani. Non voteremo mai un accordo che potrà essere, in qualunque misura, pericoloso”. “Siamo pienamente consapevoli che si tratta di negoziati sensibili e che ci sono interessi offensivi e difensivi da entrambe le parti che devono essere tenuti in equilibrio. Li abbiamo indicati nel testo che abbiamo adottato oggi, senza creare ulteriori linee rosse che non sono incluse nel mandato”, ha assicurato la relatrice ombra per il Ppe, Godelieve Quisthoudt-Rowohl.
Promette invece battaglia Tiziana Beghin, del Movimento 5 Stelle: “Oggi c’è stata la vittoria dei tre grandi gruppi e la sconfitta dei cittadini, ma non è la giornata definitiva, ci saranno sicuramente modifiche da fare, e sarà necessario forse più che mai far sentire la propria voce da chi non è stato sentito in modo adeguato”.