Bruxelles – Senza un accordo politico tra le parti, in Libia l’unico vincitore sarà Da’esh. L’avvertimento arriva dall’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Bernardino Leon, secondo cui la guerra civile in corso nel Paese non fa altro che rafforzare i terroristi che hanno ogni interesse a vederla continuare perché “in questa situazione possono prosperare e diventare più forti in Libia”. Fino a sei mesi fa, fa notare Bernardino Leon parlando a margine di una conferenza stampa organizzata dal gruppo S&D al Parlamento europeo, “Da’esh aveva una presenza ridotta all’est del Paese, mentre dopo questi mesi di confronto e di guerra civile e politica ora Da’esh è presente dappertutto: lo vediamo a Tripoli, a Sirte, nel sud del Paese e sappiamo che azioni terroristiche nei Paesi vicini hanno avuto la Libia come origine”. Ora quindi i terroristi del sedicente Stato Islamico sono “un problema importante per la Libia ma anche per i Paesi della regione” e se è vero che le Nazioni Unite non si occupano direttamente di lotta al terrorismo questo è un fattore che non può essere trascurato per capire quanto sia urgente arrivare ad un risultato positivo nei negoziati per la creazione di un governo di unità nazionale: “Gli esperti – sottolinea l’inviato Onu – ci dicono che oggi è ancora possibile fare fronte a Da’esh in Libia ma se non c’è accordo e la guerra continua sarà molto più difficile in futuro”. Insomma “se non c’è un accordo sarà Da’esh ad essere avvantaggiato”.
“E se bisogna fare in fretta ad arrivare ad una soluzione politica non è solo per fare fronte alla minaccia terroristica. “Il Paese non ha più tempo – non fa giri di parole Leon – la Libia è sul punto di collassare, dal punto di vista politico ed economico”. L’inviato Onu fa sapere di avere incontrato il governatore della Banca Centrale del Paese: “La situazione è difficile”, conferma. Ma il collasso, una “possibilità reale” si rischia anche dal punto di vista politico, militare, della sicurezza: “Le difficoltà sono ovunque”.
Per tentare di venire a capo della situazione e restaurare un’autorità politica riconosciuta in Libia, si sta lavorando ad una quarta bozza di accordo con cui si spera di raggiungere un risultato nelle “prossime 3-4 settimane”, spiega Leon ricordando che nel corso degli ultimi negoziati “siamo arrivati ad un 80% di convergenza tra le parti ma abbiamo anche detto che il 20% che resta è il più difficile”. Ora proprio su questo 20% si cerca di lavorare per “cercare di ridurre il gap tra le parti” ma, insiste Leon, “bisognerà fare delle concessioni”. “Non cerchiamo – dice – di avere il 100% di soddisfazione da tutte le parti perché non è possibile ma bisogna fare concessioni” nell’interesse di tutti.
Inevitabile anche intraprendere un’azione rapida contro gli scafisti: “Per la comunità internazionale – è convinto l’inviato Onu – non c’è l’opzione di dire sì o no all’operazione” proposta dall’Ue contro i trafficanti. “Ci sono migliaia di persone che muoiono nel Mediterraneo ed è dovere della comunità internazionale evitare questa situazione tragica in cui 800 persone vengono stipate in un battello sapendo che questo non è in condizioni di affrontare un viaggio. Siamo di fronte a gente miserabile – dice Leon – che non ha alcun rispetto per la vita”. Per portare avanti l’operazione immaginata dall’Europa anche nelle acque territoriali libiche serve la cooperazione della Libia e questo è un motivo in più per riuscire a formare un governo di unità nazionale: “Se lo vedremo nascere nelle prossime settimane di sicuro avremo il partner perfetto per lavorare a tutte le sfide, non solo quella dell’immigrazione”.