Bruxelles – Ventiquattro mila migranti bisognosi di protezione saranno trasferiti dall’Italia ad altri Stati Ue, ma non immediatamente: il meccanismo si applicherà soltanto per i nuovi immigrati che sbarcheranno nel nostro Paese a partire dal prossimo mese di luglio. Dovrebbe essere questo per l’Italia il punto centrale della proposta che la Commissione europea presenterà domani sull’immigrazione, chiarendo finalmente anche quei numeri che finora non erano stati specificati. Si dovrebbe trattare in tutto di ricollocare dai Paesi Ue più colpiti (sicuramente Italia e Grecia, ancora non è chiaro se anche Malta rientrerà nel sistema) agli altri Stati membri, in tutto 40 mila richiedenti asilo di cui la quota maggiore, le indiscrezioni parlano appunto di 24 mila, provenienti dal nostro Paese. Ma chi si aspettava che la proposta, nel caso di un via libera da parte degli Stati, portasse all’immediato trasferimento di una parte dei migranti già sul territorio italiano resterà deluso: non si era mai parlato di una proposta retroattiva, ricordano fonti europee. Si tratterà dunque di trasferire soltanto una parte dei nuovi migranti che arriveranno da luglio e per un periodo di 24 mesi, mentre quelli già sul territorio italiano non saranno toccati.
Una limitazione ci dovrebbe essere anche nell’individuazione di quali migranti possono essere ricollocati. Si dovrebbe parlare soltanto di quei migranti riconosciuti come bisognosi di protezione in almeno i tre quarti dei ventotto Stati membri, condizione che sembra potrebbero soddisfare più di altri eritrei e siriani. Cambieranno anche le percentuali di redistribuzione anticipate dalla Commissione, ma semplicemente perché dal calcolo saranno eliminati i Paesi, come Italia e Grecia, da cui i migranti saranno trasferiti e che non saranno ovviamente chiamati ad accoglierne a loro volta.
Rispetto a quanto anticipato al momento della presentazione dell’Agenda europea sull’immigrazione, la Commissione non farà invece passi indietro sui criteri individuati come base per la redistribuzione. Come anticipato conteranno per il 40% sia il Pil che la popolazione degli Stati membri e per il 10% la disoccupazione e gli sforzi già effettuati. Il meccanismo ha attirato pesanti critiche soprattutto da parte della Spagna, secondo cui troppo poco sono valutati gli sforzi già fatti e la disoccupazione (centrale per garantire un’integrazione dignitosa dei migranti), ma su questo la squadra di Juncker non vuole discutere.
Per non urtare le sensibilità degli Stati, in particolare quella della Francia che si è dichiarata contraria ad un sistema di “quote”, questa parola non sarà utilizzata, come d’altra parte non era stata utilizzata nella presentazione dell’agenda europea sull’immigrazione due settimane fa. Se si parlasse di un sistema come quello australiano che fissa un massimo di migranti ammessi nel Paese, questo sarebbe un sistema di quote, spiegano a Bruxelles mentre qui si parla soltanto di ricollocare i migranti da uno Stato all’altro. Nella sostanza poco più di un equilibrismo linguistico ma tutto è ben accetto per tentare di appianare differenze evidenti tra gli Stati, che ne discuteranno faccia a faccia nel corso della riunione dei ministri degli Interni di giugno.