Bruxelles – Accesso ai servizi di base, più utilizzo delle risorse domestiche, maggiore assistenza economica, promozione di una crescita inclusiva e un rafforzamento del meccanismo di raccolta dei dati. Queste le richieste fatte ai capi di Stato mondiali da parte di One, ong internazionale co-fondata dal cantante degli U2 Bono, all’interno del proprio dossier “The 2015 data report – putting the poorest people first”. Il 2015 viene definito l’anno che “potrebbe cambiare il corso della storia” attraverso i numerosi summit internazionali che lo caratterizzeranno. Oltre al G7 e al vertice dell’Unione Africana che si svolgeranno il prossimo mese, un appuntamento importante sarà la Terza conferenza sul finanziamento allo sviluppo, che avrà luogo ad Addis Abeba dal 13 e al 16 luglio. “Il 2015 potrebbe segnare una svolta per le persone più vulnerabili del globo – ha spiegato Eloise Todd, direttrice della politica globale di One – ma le decisioni che verranno prese ad Addis Abeba determineranno se questa opportunità verrà colta o sprecata”.
Il 2014 ha segnato un aumento del 2% degli aiuti allo sviluppo da parte dei Paesi dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). La crescita maggiore fra gli stati facenti parte del Comitato per l’assistenza allo sviluppo (DAC) dell’OCSE l’ha registrata la Finlandia (+12.5%), seguita da Germania (+11.8%), Svezia (+10.5%) e Svizzera (+9.2%). Il dato sembrerebbe quindi incoraggiante, se non fosse che la promessa dell’Unione Europea di dedicare lo 0,7% del reddito nazionale lordo all’aiuto allo sviluppo è ancora molto lontana dall’essere mantenuta. La media mondiale è dello 0,29%, meno del 2010, mentre nell’Ue la percentuale è leggermente più alta, 0,41%, ma con enormi differenze fra uno Stato l’altro. La Francia, che fino al 2010 era fra i primi della classe, ha invece cominciato a invertire il ciclo virtuoso, mentre il Regno Unito, che da un paio d’anni ha investito moltissimo negli aiuti allo sviluppo, dal 2013 ha raggiunto l’obiettivo dello 0,7%. A livello globale sono solo cinque i Paesi ad aver toccato (e in alcuni casi superato) tale soglia: Svezia, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca e, appunto, Regno Unito.
Per quanto riguarda l’Italia, la situazione è molto meno incoraggiante. Il nostro Paese chiude la classifica fra i membri del G7 con un misero 0,16%, che non è molto lontano dallo 0,19% del 2005, la percentuale più alta mai raggiunta negli ultimi dieci anni. L’obiettivo dello 0,7% è quindi ancora lontano ma, sottolinea il rapporto di One, il 2015 è iniziato facendo ben sperare visto che il Governo ha investito 120 milioni di dollari nella Gavi alliance, che ha lo scopo di migliorare l’accesso ai vaccini nei Paesi più poveri.
Nel 2014 l’Italia ha stanziato 3.342,06 milioni di dollari per aiuti allo sviluppo, con un calo del 2,78% rispetto al 2013. Sono però aumentate le cifre per quanto riguarda i Paesi sub-sahariani (+2,5%) e più poveri (+1,6%), segno che il Governo ha deciso d’indirizzare meglio i finanziamenti, in particolare verso quei Paesi che rappresentano uno dei primi luoghi di provenienza dei migranti che continuano a sbarcare sulle coste europee.