Bruxelles – Sì alla creazione di “uno Stato palestinese demilitarizzato che riconosca lo Stato ebraico”. A dirsi favorevole alla soluzione a due Stati è il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che incontrando l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, in visita nel Paese, cambia i toni rispetto a quelli utilizzati in campagna elettorale. “Non permetterò che sia creato uno Stato palestinese”, aveva detto allora il leader del Likud, sostenendo che “chiunque acconsenta alla creazione di un Stato palestinese non farà altro che offrire dentro lo Stato di Israele una base di lancio per gli attacchi dell’Islam radicale”. Ma ora, dopo la conferma elettorale di marzo, Netanyahu mostra disponibilità anche se facendo richieste che non verranno mai accettate dalla controparte: “Non supporto la soluzione ad uno Stato, non credo sia affatto una soluzione”, dice Netanyahu. “Supporto la visione dei due Stati per due popoli, con uno Stato palestinese demilitarizzato che riconosca lo Stato ebraico e voglio discutere con voi – aggiunge rivolto a Mogherini – come possiamo fare avanzare questa visione in modo pratico, sicuro e responsabile”. Insomma, assicura il premier, “Israele vuole la pace, io voglio la pace, vogliamo una pace che concluda il conflitto una volta per tutte” e creare “pace sicurezza e prosperità per tutti i nostri cittadini e tutti i nostri vicini”.
“Credo nel tuo impegno a lavorare per pace e sicurezza, prima di tutto per Israele ma anche per il resto della regione”, prende nota delle parole di Netanyahu Mogherini, che alla possibilità di rilanciare il dialogo di pace sta dedicando grande attenzione fin da inizio mandato, quando in Medio Oriente fece il suo primo viaggio da Alto rappresentante. “L’Unione europea – sottolinea – è interessata a pace e sicurezza per Israele e per la regione perché questa è anche la nostra pace e sicurezza europea”. Ora, insomma, c’è da vedere se davvero “ci sono gli spazi per rilanciare la visione di due Stati per due popoli che possono vivere uno accanto all’altro in pieno rispetto e nella prospettiva di pace e sicurezza per tutti” e l’Ue, assicura Mogherini, lavorerà per capire come “la comunità internazionale, a partire dall’Ue ma anche con i nostri amici americani, le Nazioni Unite, la Russia e gli interlocutori chiave nel mondo arabo, potrà aiutare il processo a ripartire”. In viaggio insieme a Mogherini, con un biglietto di sola andata, anche Fernando Gentilini, nominato a marzo come inviato speciale Ue in Medio oriente: “Resterà qui – spiega l’Alto rappresentante – per vedere come quotidianamente l’Ue può aiutare a trovare una via per la pace”.
Nel corso della sua visita Mogherini incontra anche il presidente palestinese Mahmūd Abbās che, secondo le parole dell’ex capo negoziatore palestinese, Saeb Erekat, “apprezza tutto quello che l’Ue sta facendo per fare ripartire il processo di pace”. “Speriamo di farcela”, dice Erekat, secondo cui è fondamentale che “tutte le parti rispettino gli obblighi che derivano dagli accordi firmati”, che “il governo di Israele fermi le attività di insediamento” e “scelga la via dei negoziati”. In questo modo, spiegano le autorità palestinesi, “potremo impegnarci nel dialogo per ottenere una soluzione a due Stati in cui lo stato palestinese potrà vivere in pace fianco a fianco con quello di Israele in pace e sicurezza”.