Roma – Prosegue il percorso riformatore avviato dall’esecutivo e richiesto dall’Ue. Un altro tassello è stato aggiunto oggi, alla Camera dei deputati, con l’approvazione del disegno di legge per la riforma della scuola. Un progetto sul quale il presidente del Consiglio Matteo Renzi punta molto, e che per ottenere il via libera definitivo dovrà attendere l’ok del Senato, mentre rimangono forti le critiche di opposizioni, sindacati, insegnanti e studenti. Tra le principali misure introdotte: il piano per l’assunzione di circa 100 mila docenti precari dal prossimo 1° settembre (altri 60 mila saranno assunti con future procedure concorsuali), un piano per l’edilizia scolastica, l’attribuzione di maggiori poteri ai presidi, gli sgravi fiscali alle famiglie con figli iscritti agli istituti paritari e le detrazioni per le donazioni dei privati alle scuole pubbliche e a quelle equiparate.
“Siamo il governo che più di tutti ha messo soldi sulla scuola”, aveva dichiarato il premier in mattinata, nel corso di una intervista radiofonica. E il ministro dell’Istruzione Stafania Giannini quantifica la spesa in “3 miliardi di euro a regime”. Il riferimento è alle risorse previste per l’assunzione a tempo indeterminato di circa 100 mila precari, a quelle destinate a premiare docenti e dirigenti sulla base dei risultati ottenuti – la riforma introduce anche meccanismi di valutazione dei professori e dei presidi – oltre ai fondi destinati agli interventi di edilizia scolastica. Un punto, quest’ultimo, sul quale il capo del governo si dice “non ancora contento”. Infatti, pur sottolineando i “risultati importanti” che si stanno ottenendo anche grazie ai fondi “presi dall’Ue”, Renzi parla di una “Italia a due velocità anche sull’edilizia scolastica”.
Per avere effetto sin dal prossimo anno scolastico, la riforma dovrà essere approvata in via definitiva prima dell’estate. Cosa non scontata, viste le resistenze delle opposizioni e le proteste di sindacati – convocati per lunedì prossimo da Giannini per un confronto – professori e studenti. Tutti insieme puntano a ottenere modifiche importanti nel passaggio a Palazzo Madama, e non è detto che non ci riescano. Lo stesso Renzi ha manifestato infatti l’intenzione di “evitare il muro contro muro” e ha confermato la disponibilità al “dialogo”. Ma i tempi dovranno essere molto rapidi, con eventuali modifiche si renderebbe necessario un ulteriore voto di Montecitorio.
Il ruolo del ‘preside sceriffo’, cui è assegnata la facoltà di selezionare personalmente i docenti da assumere, è uno dei punti maggiormente criticati della riforma. In molti vedono il rischio di dare spazio a corruzione e nepotismo, anche se è stato approvato un emendamento del Movimento 5 stelle che impedisce l’assunzione di professori imparentati con i dirigenti scolastici.
Anche la stabilizzazione dei 100 mila precari è stata criticata, tanto per le modalità – lascerebbe fuori molti insegnanti con diversi anni di esperienza – quanto per i numeri: sarebbero infatti altri 100 mila, secondo le stime della Cgil, i docenti esclusi dal provvedimento ma che avrebbero diritto a essere assunti “dopo decenni di esperienza e i tanti sacrifici fatti per ottenere l’abilitazione all’insegnamento”, sostiene il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, annunciando che “se non ci saranno risposte” da parte dell’esecutivo alle modifiche richieste, i sindacati valuteranno forme di mobilitazione da mettere in campo, incluso il blocco degli scrutinii. Una protesta già annunciata dall’Unione sindacale di base, ma che il premier ha definito “un errore clamoroso”.