Roma – La Commissione europea ha mostrato “coraggio, lungimiranza e tempestività” nel presentare l’Agenda per le migrazioni. Lo sostiene il sottosegretario con delega agli Affari europei, Sandro Gozi, in audizione davanti alle commissioni Politiche Ue di Camera e Senato riunite. Secondo Gozi, la proposta dell’esecutivo comunitario ha il merito di affrontare il tema dell’immigrazione con un approccio ampio, che tocca tutte le questioni: monitoraggio delle frontiere, operazioni di soccorso, contrasto ai trafficanti di esseri umani, rimpatrio dei migranti che non hanno titolo per essere accolti e, punto più controverso, la distribuzione dei richiedenti asilo tra gli stati membri. Per questo si tratta, a suo avviso, di una “proposta equilibrata”, ma solo “se tutti questi punti vengono portati avanti con la stessa determinazione e con la stessa coerenza”, avverte. “Non possiamo accettare un atteggiamento per il quale si prendano solo alcune proposte e altre vengano messe da parte”, aggiunge. Il riferimento è, appunto, alla spinosa questione della distribuzione dei rifugiati, su cui si stanno registrando resistenze e distinguo da parte di diversi Stati membri, Regno unito in testa.
“Noi italiani, con francesi, tedeschi e svedesi ci facciamo carico di quasi il 70% dei richiedenti asilo – sottolinea il sottosegretario – ed è quindi evidente che bisogna lavorare su una redistribuzione all’interno dell’Ue”. Una operazione che deve riguardare, ritiene Gozi, tanto “i potenziali richiedenti asilo che si trovano in zone di guerra”, quanto quelli “che sono già all’interno dell’Unione europea”.
Il tema dell’accoglienza, per l’esponente dell’esecutivo, va affrontato sia in relazione all’emergenza sia in una prospettiva di lungo respiro. Sul primo versante, “il governo sostiene con forza” la decisione della Commissione di presentare “una iniziativa legislativa in condizioni di urgenza” per introdurre un meccanismo di distribuzione dei richiedenti asilo con quote ripartite tra i Paesi membri.
Sul fronte delle politiche a lungo termine, il governo italiano è convinto che “occorra superare il sistema di Dublino”, riferisce il sottosegretario, aggiungendo che “ora non sono più solo parole dell’Italia ma anche delle istituzioni europee”, dal momento che “la stessa Commissione definisce inadeguato” il regolamento sul diritto di asilo. Una normativa che va modificata introducendo “il mutuo riconoscimento delle decisioni” sull’attribuzione dello status di rifugiato, indica Gozi.
Sul monitoraggio delle frontiere, il sottosegretario è convinto che l’idea che quelle italiane siano “frontiere comuni europee è passata non solo in via di principio”. A dimostrarlo è il rafforzamento delle missioni Triton e Poseidon affidate all’agenzia Frontex. Operazioni che, grazie all’aumento di risorse e mezzi a disposizione, per l’esponente dell’esecutivo saranno efficaci anche sul piano del soccorso in mare. Sebbene questa attività non sia espressamente indicata nei regolamenti delle due missioni, infatti, secondo Gozi è il diritto marittimo internazionale – che impone a ogni imbarcazione di prestare assistenza a chi si trovi in difficoltà – a garantire l’intervento in operazioni di salvataggio.
Poi c’è la questione del contrasto ai trafficanti di esseri umani. Un punto sul quale Gozi sottolinea l’impegno europeo che sarà potato avanti con la missione Eu Navfor Med, una volta che l’Onu avrà adottato la relativa risoluzione che si sta discutendo in Consiglio di sicurezza che “sarà ispirata al precedente dell’operazione Atalanta per il contrasto della pirateria nel Corno d’Africa”, indica il sottosegretario. Anche se, aggiunge, “la premessa è avere un governo di unità nazionale in Libia” che dovrà essere l’interlocutore sul campo con cui interagire. Per questo bisogna “sostenere con forza ogni sforzo di mediazione delle Nazioni unite”, a partire dalla proposta presentata il 27 aprile scorso dall’inviato speciale Bernardino Leon, che per Gozi “è il miglior compromesso possibile”.
L’iniziativa della Commissione include poi il tema dei rimpatri. “Secondo le statistiche della Commissione, solo il 38%” di quelli previsti viene effettivamente attuato, ricorda il sottosegretario, il quale indica la necessità di “ridiscutere e rafforzare l’efficacia della direttiva rimpatri” e informa i parlamentari che “da questo punto di vista ci sono proposte” da parte di Berlaymont, inclusa quella di “allargare il mandato di Frontex perché, di propria iniziativa, possa prendere decisioni di rimpatrio, in questa ottica di europeizzazione delle responsabilità”.