Bruxelles – I cittadini europei sono sempre più attratti dall’agricoltura “bio”. E in questo contesto, l’Italia la fa da padrone conquistando il titolo di maggior produttore dell’Unione. E’ quando emerge da un rapporto presentato dal Servizio di ricerca del Parlamento europeo, che riprende i dati forniti dal dossier “The world of organic agriculture 2015”. Numeri alla mano, Il mercato del “bio” è in aumento in tutta l’Ue, dove nel 2013 i consumatori hanno speso più di 22 miliardi di euro, il 6% in più rispetto all’anno precedente.
In Europa, sono 10,2 i milioni di ettari coltivati con tecniche considerate biologiche, il cui scopo è quindi di garantire “un’agricoltura sostenibile, prodotti di alta qualità e l’uso di processi che non nocciono alla salute e al benessere dell’ambiente, degli esseri umani e degli animali”. Si tratta del 5,7% del totale dei terreni coltivabili, ma se guardiamo solo all’Italia questa percentuale sale all’8,9%. Nello stivale il numero di produttori, 45.969, è infatti di gran lunga superiore rispetto agli altri Stati membri. Basti pensare che il secondo posto della speciale classifica se lo aggiudica la Spagna, dove i produttori sono “solo” 30.502. In Italia il mercato del biologico vale 2 miliardi di euro ed è il quarto per grandezza all’interno dell’Ue dopo quello tedesco (7,6 miliardi), francese (4,4 miliardi) e del Regno unito (2,1 miliardi).
Per aiutare i sempre più numerosi consumatori, nel 2010 la Commissione ha introdotto un logo specifico per i cibi “bio”, così da completare il quadro di norme, requisiti e certificazioni già predisposto negli anni precedenti. Nell’Unione la domanda per cibi di questo tipo è in costante aumento e ha provocato un vero e proprio boom della produzione e della vendita, tanto che dal 2004 al 2013 il valore del mercato “bio” è passato da 10,2 a 22,2 miliardi di euro. Circa un ottavo dei produttori di alimenti biologici nel mondo si trova in Europa, dove i consumatori sono spinti principalmente da ragioni legate alla tutela dell’ambiente (87%), alla certezza di non avere a che fare con organismi geneticamente modificati (86%) o trattati con pesticidi (85%), ma anche dalla voglia di mangiare prodotti locali e di stagione (80%). Secondo i dati presentati dal Parlamento Ue, ogni europeo spende in media 43,8 euro in cibo “bio” l’anno, ma le cifre variano notevolmente da un Paese all’altro. Se, infatti, un cittadino in Danimarca spende in media 163 euro, in Germania questa cifra scende già a 93 euro.