Bruxelles – Alle audizioni per la fiducia al Parlamento europeo, dopo la nomina da parte di Jean-Claude Juncker a suo braccio destro, Frans Timmermans riscosse un successo quasi unanime tra i deputati. Preparato, brillante, simpatico, riuscì a guadagnarsi l’appoggio della gran parte di parlamentari anche grazie alle sue straordinarie capacità linguistiche che gli permettevano di passare da un idioma all’altro con straordinaria facilità, Timmermans parla correttamente olandese, francese, tedesco, italiano, inglese e addirittura russo. In qualità di primo vicepresidente della Commissione Ue si è impegnato a rendere più trasparente il lavoro delle lobby a Bruxelles, sta gestendo la difficile pratica della semplificazione della legislazione Ue e a quanto pare dovrà gestire l’ancora più difficile trattativa con la Gran Bretagna nel quadro del referendum per la “Brexit” previsto per il 2017, ma soprattutto è il factotum che sostituisce Juncker ogni volta che è necessario. È un europeista convinto, prima ancora che per ideale politico, per una propensione naturale che deriva dalla maniera in cui è cresciuto e si è formato culturalmente.
LA FORMAZIONE INTERNAZIONALE – Nato nel 1961 a Maastricht in Olanda da una famiglia cattolica, da giovane ha vissuto in diversi Paesi per seguire il padre, agente di sicurezza al ministero degli Esteri olandese. Alle elementari ha studiato nella città belga fiamminga di Sint-Stevens-Woluwe, per trasferirsi poi a 11 anni a Roma dove ha frequentato una scuola inglese, prima di tornare di nuovo in Olanda con sua madre nel 1975, in seguito al divorzio dei suoi genitori. Nelle strade della capitale italiana oltre alla lingua ha imparato anche la passione calcistica per la Roma, che non lo ha mai abbandonato. L’università l’ha fatta in Francia, a Nancy, dove si è laureato in European Law mentre il russo lo ha imparato durante il servizio militare quando, come agente dell’intelligence, fu addestrato ad interrogare prigionieri di guerra.
LA CARRIERA DIPLOMATICA – Dopo gli studi decise di intraprendere la carriera diplomatica riuscendo a diventare a 29 anni vice segretario dell’ambasciata olandese a Mosca. Un anno dopo aver ricevuto l’incarico il “corvo bianco” Boris Eltsin organizzò il tentativo di colpo di Stato per destituire Mikhail Gorbačëv. In quell’occasione le sua abilità linguistiche gli permisero di assistere all’evento in maniera ravvicinata: l’ambasciatore Joris Vos ha raccontato che riuscì a entrare nel Parlamento assediato dai carri armati e a inviare per due giorni continui aggiornamenti sulla situazione.
L’INIZIO DELLA CARRIERA POLITICA – La carriera diplomatica evidentemente non interessava fino in fondo il giovane Timmermans, e così decise di entrare in politica e nel 1998 fu eletto al Parlamento con la formazione di centrosinistra del Partito del Lavoro. Nel 2007 fu nominato sottosegretario agli Affari Esteri, con la possibilità di fregiarsi all’estero della carica di ministro degli Affari europei. In quel ruolo contribuì anche alla scrittura della Costituzione europea che poi fu bocciata con un referendum nel 2009 proprio dalla sua Olanda, evidentemente meno ‘euroentusiasta’ di lui. “Mesi dopo il referendum capii che non c’era niente di sbagliato nei votanti, ma nell’Europa”, disse poi in un’intervista. Una sua email che trapelò all’inizio del 2012 scatenò un dibattito che portò alla fine alle dimissioni da leader del partito di Job Cohen. Timmermans, che negò di aver diffuso di persona alla stampa la sua email, lo criticava per le sue posizioni troppo vicine al Partito socialista olandese, formazione alla sinistra del Partito del lavoro.
MINISTRO DEGLI ESTERI – In seguito alle elezioni dello stesso anno, e alla formazione del secondo governo guidato da Mark Rutte e sostenuto da una coalizione di liberali e Partito del Lavoro, Timmermans fu nominato ministro degli Esteri. Nel luglio 2014 dovette confrontarsi con la tragedia dell’abbattimento in Ucraina del volo Mh17 della Malaysia Airlines in cui morirono 194 cittadini olandesi. Oltre a chiedere giustizia per quanto accaduto, la sua prima preoccupazione fu di riportare in Patria le salme di tutte le vittime. “Faccio appello alla comunità internazionale, al Consiglio di Sicurezza, a chiunque abbia influenza sulla situazione sul terreno: ci consentano di portare le spoglie delle vittime a casa dai propri cari senza ulteriori ritardi. Meritano di essere riportati a casa”, disse parlando all’Onu. Nel Paese divenne il ministro più popolare, nei sondaggi arrivò al 74% dei gradimenti.
PRIMO VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE – Nel settembre del 2014, dopo le elezioni europee, fu scelto in quota Pse per rappresentare l’Olanda nella nuova Commissione europea. “Sarà il mio braccio destro, e sarà più di un mio collaboratore. Sarà il mio supplente quando io non potrò esserci. Si occuperà di coordinare i lavori del collegio”, disse Juncker che gli affidò i portafogli della Better regulation, Relazioni interistituzionali e Stato di diritto, competenze orizzontali che gli permettono di avere voce in capitolo su tutto.
LA PASSIONE PER I SOCIAL NETWORK – E di tutto ama parlare su Facebook, probabilmente il commissario più seguito con 200mila “mi piace” alla sua pagina, molti di più dello stesso Juncker che si ferma appena a 34mila. Sui social network, oltre ai continui aggiornamenti sulla sua attività politica, pubblica piccole recensioni di libri e film e naturalmente commenti sulla sua grande passione, il calcio, che non smette mai di seguire.