Bruxelles – Sull’istituzione di un sistema di quote per ripartire i migranti tra i Paesi Ue lo scontro non è così netto come è stato dipinto in questi ultimi giorni e le posizioni di Commissione e Paesi “contrari” non sono poi così inconciliabili. Mentre si allunga la lista di chi pone dubbi sul meccanismo proposto dalla Commissione europea, a rassicurare è lo stesso esecutivo comunitario. Sulla proposta legislativa che sarà presentata, la Commissione Ue “lavora di concerto con gli Stati membri, non fa nulla senza prendere in conto le posizioni di uno e degli altri”, sottolinea la portavoce Natasha Bertaud, secondo cui “c’è spazio per discutere i criteri” individuati dalla squadra di Juncker come base per fissare le quote. Un’apertura che potrebbe venire incontro alle obiezioni di alcuni Paesi, come la Spagna, secondo cui la proposta dell’esecutivo comunitario considera troppo poco la disoccupazione e gli sforzi già effettuati dagli Stati sul fronte immigrazione (10% per ogni parametro) e troppo invece gli altri due criteri, Pil e popolazione (40% l’uno).
Anche la Francia, descritta in queste ore, dopo le dichiarazioni del premier Manuel Valls, come Stato “nemico” dell’idea di quote, non avrebbe, secondo Bruxelles, una convinzione poi così ferrea. “Non c’è incompatibilità tra la posizione” di Parigi e quella dell’esecutivo comunitario, assicura anche Bertaud, secondo cui “la Commissione ha contattato Parigi” ed “è contenta di poter contare sul loro appoggio”. Molto resta ancora da decidere in vista della proposta legislativa che sarà presentata la prossima settimana dall’esecutivo Ue: in particolare quali siano gli Stati in cui si registra una “situazione d’emergenza” da cui prendere i migranti da ricollocare, quali siano i gruppi di richiedenti asilo “in chiaro bisogno di protezione internazionale” e anche per quale periodo di tempo sarà messo in piedi il sistema. Ma la Commissione è fiduciosa di riuscire a formulare un pacchetto che ottenga, a maggioranza qualificata, il via libera del Consiglio.
Ottimista sulla situazione anche il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi secondo cui, dopo un primo dibattito in consiglio sulle proposte della Commissione, quello che emerge sono “posizioni su aspetti specifici, fisiologici in questa parte del negoziato, come i criteri di redistribuzione e le modalità” ma “sul principio di redistribuzione equa e solidale si può lavorare con una certa fiducia” perché c’è condivisione sul principio che “occorrono nuove misure di solidarietà e l’assunzione di responsabilità da parte di ognuno”.
Secondo Gozi “non c’è un problema Francia dal punto di vista della volontà di dare un senso concreto e operativo al principio solidarietà. La mia impressione – aggiunge il sottosegretario – è che la Francia che insieme a noi, Germania e Svezia è il Paese che sopporta l’onere maggiore, abbia un interesse a rendere effettiva questa solidarietà”. C’è, insomma, la necessità di andare nel dettaglio, superando le dichiarazioni del week end “che hanno mischiato diversi aspetti: immigrati irregolari, rifugiati, richiedenti asilo”. Non bisogna poi dimenticare, continua Gozi, che “un buon numero di Paesi tra cui il nostro hanno pienamente sostenuto l’agenda della Commissione”.