Bruxelles – Almeno sull’istituzione di un’operazione militare dell’Unione europea contro gli scafisti sono tutti d’accordo. Mentre infuria il dibattito sul sistema di quote per la ripartizione dei migranti tra i Paesi Ue, i ministri di Esteri e Difesa dei Ventotto, riuniti a Bruxelles in un formato che non si vedeva da dodici anni, danno il via libera ad un’operazione dall’intento dichiarato di “rompere il modello di business di contrabbandieri e trafficanti”. L’operazione, che fa seguito all’impulso politico arrivato dai capi di Stato e di governo nel corso del Consiglio straordinario sull’immigrazione del 23 aprile, ha un costo stimato di 11,82 milioni di euro per una durata di 12 mesi dopo un’iniziale fase di start up di altri due mesi e, come anticipato, sarà a guida italiana visto che il quartiere generale della missione sarà a Roma e il comandante sarà l’ammiraglio, Enrico Credendino, già alla guida dell’Operazione antipirateria nel Corno d’Africa.
L’Italia è “soddisfatta che si sia presa una decisione nell’istituire una missione militare” contro gli scafisti nel Mediterraneo che “noi avevamo voluto e che ci si riconosca leadership e ruolo fondamentale”, commenta il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, secondo cui comunque nessuna misura risolverà la questione come una bacchetta magica. “Credo sia un record assoluto dal punto di vista dei tempi”, commenta soddisfatto l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, quello di “decidere di avviare un’operazione in meno di un mese”. Vuole dire, aggiunge, che “quando c’è la volontà politica, l’Ue può agire congiuntamente in maniera corretta, rapida e incisiva”.
L’obiettivo di distruggere il modello di business degli scafisti, secondo quanto concordato dai ministri, non si dovrà per forza raggiungere passando dalla “distruzione” delle imbarcazioni dei migranti: il termine che compariva nelle prime bozze è sparito dal testo finale approvato dal Consiglio per essere sostituito da un più blando “eliminare e rendere inoperative” le imbarcazioni. “C’è stata una discussione a questo riguardo – spiega l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini – ma il punto fondamentale non è tanto la distruzione dei barconi ma del modello di business dei trafficanti e il fatto di rendere impossibile il riutilizzo di questi strumenti di morte”.
L’azione dovrebbe essere strutturata su tre fasi: la prima, quella che potrà iniziare già “il prima possibile”, prevede un lavoro di monitoraggio e valutazione delle reti di traffico di esseri umani nel Mediterraneo centrale e Meridionale. Per la seconda e la terza fase, quelle che prevedono ricerca, individuazione ed “eliminazione” delle imbarcazioni, serve invece un quadro di legalità internazionale. Per questo si attende ancora la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che “speriamo possa essere adottata così entro il consiglio Esteri di giugno che potrà così lanciare l’operazione nella sua interezza”.
La prima fase dell’operazione, quella del monitoraggio, sarà navale ma “prevederà sicuramente anche l’uso di droni”, aggiunge il ministro della difesa italiano, Roberta Pinotti secondo cui il controllo delle reti di scafisti è tanto più importante quanto “è ovvio che sui grandi numeri non si possa escludere” la presenza di “infiltrazioni” di terroristi sui barconi di migranti provenienti dalla Libia.