Bruxelles – Parte sotto il peggiore degli auspici la battaglia della Commissione europea per l’introduzione di un sistema vincolante di quote per la redistribuzione dei migranti tra i diversi Paesi Ue. Che la proposta non avrebbe avuto vita facile si sapeva, ma il fronte degli anti-quote può contare ora su un’altra presenza pesante: “La Francia è contro l’instaurazione di quote di migranti” ha chiarito il premier francese, Manuel Valls, intervenendo nello spinoso dibattito. “Con il presidente della Repubblica abbiamo pensato che bisognava alzare molto la voce perché non ci fosse alcuna ambiguità. La questione delle quote è fonte di una grandissima confusione. Non bisognava lasciar passare la sensazione che avremmo accettato queste quote”, ha spiegato al Journal du Dimanche.
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Perplessità non di poco conto arrivano anche dalla Spagna, secondo cui la Commissione “deve rivedere la sua proposta” sull’introduzione delle quote. La Spagna, garantisce da Bruxelles il ministro degli Esteri Josè Manuel Garcia-Margallo, “è assolutamente disposta a fare sforzi di solidarietà” ma questi “devono essere proporzionati, giusti e realisti e quelli proposti dalla Commissione non lo sono”. A creare lo scontento spagnolo il meccanismo su cui sono state calcolate le quote di rifugiati da ricollocare in ogni Paese: nel sistema pesano per il 40% il Pil e la popolazione di ogni Stato mentre solo per il 10% il tasso di disoccupazione e gli sforzi già fatti da ogni Paese sul fronte immigrazione. “Credo che questi due criteri siano molto sotto rappresentati”, fa notare Garcia-Margallo secondo cui “il tasso di disoccupazione è cruciale per capire quanto un Paese possa integrare migranti in condizioni di dignità”. Sugli sforzi già fatti, poi, quello della Spagna in questi mesi è stato un sforzo “gigantesco”, fa notare il ministro, soprattutto sul controllare dell’immigrazione in partenza dal Marocco, dalla Mauritania e dal Senegal” di cui ha beneficiato tutta l’Ue.
Francia e Spagna con la loro contrarietà vanno ad aggiungersi ad una lista già nutrita: Repubblica Ceca, Slovacchia, Paesi Baltici, Polonia e Regno Unito hanno già dichiarato la loro contrarietà e, stando alle parole del ministro per i rapporti con l’Europa del governo Ungherese, Szabolcz Takacs, il fronte dei contrari è pronto a dare battaglia: “Siamo in contatto con gli altri Paesi contrari e stiamo cercando di rinsaldare i legami tra di noi e trovare altri alleati” ha detto parlando alla stampa. “Noi – ha aggiunto il ministro del governo Orban – appoggiamo la posizione che era stata adottata prima del piano, al vertice jumbo dei ministri degli Esteri e degli Interni. Dobbiamo trovare soluzioni direttamente nei Paesi che sono all’origine dell’immigrazione”.
Ma non è questo il momento di passi indietro, chiede a tutti l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, entrando alla riunione congiunta dei ministri di Esteri e Difesa dei Ventotto che oggi dovrebbe dare un primo via libera alla missione Ue in Libia per distruggere le imbarcazioni degli scafisti. “È chiaro che condividere la responsabilità del cosa facciamo, delle persone che salviamo è parte integrante della strategia”, sottolinea Mogherini facendo sapere di aspettarsi “che quegli stessi Stati membri che hanno chiesto all’Europa di agire, di agire velocemente ed efficacemente, poi consentano all’Europa, perché l’Europa siamo tutti quanti noi insieme non è qualcuno di diverso, di essere efficace in questa operazione in tutti i suoi aspetti: nell’operazione navale, nel salvataggio di vite in mare e anche nella gestione delle vite che salviamo”.
Duro sulla possibilità di un mancato appoggio da parte di Parigi anche il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni: “Mi auguro che non si facciano passi indietro rispetto alle proposte della Commissione e alla loro condivisione”, sottolinea il titolare della Farnesina, secondo cui “l’Europa ha reagito al naufragio dell’inizio di aprile bene, c’è stato un risveglio dell’Europa dopo quel naufragio. Mi auguro – aggiunge ora Gentiloni – che il risveglio non duri solo qualche settimana” perché “sarebbe francamente molto amaro constatare che quell’iniziativa, che quella disponibilità di condivisione di rendere quel problema un problema europeo e non solo italiano facesse dei passi indietro”. Anche l’introduzione del sistema di quote, ammette il capo della diplomazia italiana, non è “risolutivo” ma ha un “significato politico e perfino culturale straordinario perché dice in sostanza che di quel problema ci si fa parte almeno per una quota insieme. Da questo punto – insiste Gentiloni – non si deve tornare indietro perché veramente l’Europa non farebbe una figura all’altezza dell’Europa”.