Se il proverbio: “Chi fa per sè fa per tre” è utile ad esortare ognuno di noi ad ottenere ilmassimo dal proprio impegno personale, bisogna anche ricordare che collaborando con gli altri si puó fare molto di più. E forse non è un caso che sia la formula di dumassiana memoria“uno per tutti, tutti per uno” il motto nazionale svizzero. Il car sharing, la pratica di condivisione dell’automobile, ha infatti elvetici natali: venne lanciata per la prima volta a Zurigo nel 1948.
Sebbene per molti anni caduta nel dimenticatoio, oggi, la condivisione della vettura, è tornata in auge in tutta Europa. La motivazione principale che spinge molti cittadini a scegliere la pratica della macchina da noleggiare all’occorrenza, evitando così l’acquisto di un veicolo, sono gli elevati costi legati all’investimento per l’acquisto, all’assicurazione, alla manutenzione, al parcheggio ecc. Ma anche per gli acquirenti pentiti, che vogliano abbracciare la filosofia della condivisione, la soluzione esiste, e si chiama vendita della vettura. I nuovi sistemi di quotazione auto usata permettono infatti di ricevere una valutazione equa del valore della propria vettura e di venderla quindi con profitto. Sta prendendo piede insomma un modo innovativo di intendere la mobilità, in cui si rinuncia alla mera proprietà del mezzo in favore della fruibilità, ma preservando la flessibilità delle proprie esigenze di spostamento. L’automobile, per decenni considerata un bene necessario, diviene un elemento fondamentale nella strategia della mobilità ecosostenibile. Secondo alcune stime infatti, entro il prossimo lustro sono previsti ben 4,1 milioni di veicoli privati in meno, che andrebbero ad incrementare l’efficienza della ricetta antismog, abbinando ai motori puliti un’organizzazione degli spostamenti più razionale . I dati, resi pubblici durante la manifestazione milanese Missione Mobilità della AMOER, prospettano un massiccio aumento del car sharing a 12 stelle. Se infatti al momento gli utenti USA ed europei sono in tutto un milione, entro il 2020 in Europa potrebbero arrivare ad 8 milioni; e questo, insieme alla nuova regola comunitaria, che prevede entro il 2020, un livello medio di emissione di CO2 per veicolo che non superi i 95 gr di CO2/km, costituisce di certo un’arma efficace nella battaglia antismog europea.
Tuttavia in Italia, esiste un ulteriore sovraccarico di veicoli privati, visto che abbiamo il 17 per cento dell’intero parco circolante in Europa . Sebbene quindi nel nostro Bel Paese siano 11 le città che offrono un servizio di car sharing, contando oltre 3.000 vetture in condivisione, nonchè più di di 220.000 iscritti, secondo quanto emerso dai dati raccolti da AlixPartners, il primo posto sul podio europeo spetta alla capitale tedesca, Berlino, seguita da Londra con 220.000 utenti e 2.500 auto e Parigi con 105.000 utenti e 2000 vetture, mentre Madrid e Roma rimangono i fanalini di coda. E anche se la nostra Capitale rimane in coda, è Milano la nuova frontiera del car sharing tricolore, con una flotta di 1.500 veicoli. Anche l’Italia si sta rimboccando le maniche per mettersi al passo con le realtà della virtuosa Svizzera, e della Germania, leader comunitaria.