Bruxelles – Una vasta operazione di polizia è stata messa in atto nel nord della Macedonia, vicino al confine tra Serbia e Kosovo. I fatti si sono svolti precisamente nella città di Kumanovo e si sono conclusi domenica con un bilancio provvisorio di otto morti tra la polizia e quattordici tra i presunti terroristi probabilmente di origine albanese.
“Sono profondamente preoccupato per quanto sta accadendo a Kumanovo”, ha detto il commissario europeo per le politiche di vicinato Johannes Hahn, che ha aggiunto di essere preoccupato anche per possibili ulteriori morti e feriti nell’area. Gli abitanti del luogo sono stati allontanati dalla zona, tuttavia diverse abitazioni sono state colpite dagli spari.
Gli scontri si sarebbero prolungati per trenta ore e non è escluso che anche dei civili siano rimasti uccisi. Gli agenti feriti ammonterebbero a trentasette, secondo quanto dichiarato dal portavoce della polizia Ivo Kotevski, che sostiene che quello colpito sia stato un gruppo armato formato da una quarantina di persone dotato di un consistente arsenale.
Circa trenta assalitori sarebbero stati arrestati e i loro interrogatori sarebbero ancora in corso. Secondo il governo macedone l’attacco sarebbe di matrice indipendentistica e vedrebbe coinvolto un gruppo estremista albanese di cui farebbe parte anche ex appartenenti dell’Uck, l’Esercito di liberazione nazionale attivo durante i conflitti degli anni Novanta.
Secondo il primo ministro macedone Nikola Gruevski l’intervento delle forze di polizia ha evitato forse che avvenisse una strage “di ottomila persone”. “Esorto le autorità e tutti i capi politici e delle comunità a cooperare”, ha continuato il commissario Hahn, “a ristabilire la calma ed investigare appieno gli eventi in una maniera trasparente ed oggettiva nel rispetto della legge”. “Esorto inoltre”, ha poi concluso, “tutte le parti in causa ad usare la massima moderazione per scongiurare un’escalation” al fine di “preservare non da ultima la stabilità complessiva della regione”.