Bruxelles – Mettere in atto un “sistema permanente per condividere la responsabilità di grandi numeri di rifugiati e richiedenti asilo tra gli Stati membri”. La Commissione europea ci riprova e nonostante il sonoro “no” arrivato dalla grande maggioranza degli Stati membri nel corso del Consiglio straordinario sull’immigrazione di tre settimane fa, tenta di porre nuovamente sul tavolo una redistribuzione obbligatoria dei migranti in arrivo in Europa. Secondo le bozze che circolano in vista della presentazione dell’agenda europea sull’immigrazione che sarà ufficialmente resa nota mercoledì, uno dei punti chiave della strategia dell’esecutivo comunitario potrebbe essere proprio l’obbligatorietà della suddivisione dei profughi in base ad un meccanismo di quote costruito tenendo conto di fattori come Pil, popolazione, tasso di occupazione e migranti già accolti. Ancora da stabilire la quota di migranti da ricollocare ma pare che si ragioni intorno a cifre che vanno dai 5mila ai 20mila anche se il commissario all’immigrazione, Dimitris Avramopoulos, spingerebbe per una cifra molto più vicina al secondo dato.
“E’ tutto un festival di leaks su una bozza che non è stata firmata dal collegio del commissari, quindi tenete le distanze dai paper”, ha chiesto oggi alla stampa Margaritis Schinas, il portavoce di Jean-Claude Juncker. L’altra portavoce dell’esecutivo comunitario, Natasha Bertaud, ha puntualizzato che “Il testo sarà discusso mercoledi e non è detto che sarà finalizzato” nella forma trapelata, ma “Juncker ha chiarito già in passato le sue intenzione: rinforzare Frontex nelle capacità di ricerca e salvataggio di migranti, e un sistema di emergenza per condividere la presa in carico di richiedenti Asilo arrivati in Ue e di persone in cerca di protezione all’esterno dei confini comunitari”. Ma ancora “non si sa su che basi legali”, si fonderà questa richiesta.
Secondo i testi trapelati per fare passare il controverso punto la Commissione ha deciso di appellarsi all’articolo 78.3 del Trattato di Lisbona, finora mai utilizzato, secondo cui “qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di Paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati”. Grazie ad esso, la Commissione potrà mettere la questione delle quote su una “corsia preferenziale”, ma il Consiglio dovrà approvarla a maggioranza qualificata. Resta il fatto che molti Paesi sono restii a cambiare la situazione attuale, in particolare quelli dell’est Europa, meno direttamente toccati dal problema, e quindi se si sceglierà questa strada sarà dura raggiungere la maggioranza richiesta. La redistribuzione riguarderebbe poi soltanto i migranti che hanno i requisiti per presentare richiesta di asilo, soltanto una risicata minoranza di quelli che sbarcano. Anche sui numeri c’è un balletto di cifre, si va da 5 mila ai 20 mila, ma è ancora tutto da stabilire.
I non richiedenti Asilo, invece, resteranno a carico del primo Paese in cui vengono registrati come adesso. Molti, insomma, resteranno comunque in Italia dove quelli registrati potrebbero anche aumentare per effetto del piano della Commissione. La strategia dell’esecutivo comunitario prevede anche la destinazione nel nostro Paese di personale delle agenzie Ue per il controllo delle frontiere (Frontex, Europol ed Easo) che dovrebbero aiutare le autorità italiane con le misure di registrazione e di esame delle procedure di richiesta di asilo. Un modo per rispondere alle lamentele dei Paesi del nord secondo cui troppo spesso gli immigrati irregolari “scappano” ai controlli delle autorità italiane (Paese di transito ma non meta finale desiderata di molti migranti) e vanno poi a stabilirsi appunto nel Nord europa. La richiesta di vincolare la condivisione degli oneri di accoglienza all’efficienza delle procedure di registrazione era già stata chiarita dalla Cancelliera tedesca, Angela Merkel anche che nel corso del Vertice straordinario sull’immigrazione: la Germania è “pronta a sostenere l’Italia – aveva sottolineato la Cancelliera – ma la registrazione dei rifugiati deve essere fatta in modo adeguato secondo le regole Ue”.
Gli altri punti chiave dell’agenda della Commissione europea dovrebbero essere l’aiuto ai Paesi di origine e transito dei migranti, il controllo delle frontiere a sud della Libia e nei Paesi limitrofi e missioni di sicurezza e difesa contro trafficanti e scafisti. Questa partita dipende soprattutto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che dovrà decidere se approvare una risoluzione che autorizzi una missione internazionale nelle acque libiche contro i trafficanti. Missione che, sembra sempre più probabile, potrebbe essere a guida italiana. Oggi intervenendo al Consiglio di sicurezza Onu, l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini tenterà di sensibilizzare i membri permanenti non europei (Russia, Cina e Stati Uniti).