Bruxelles – L’Europa cresce ma l’Italia arranca. Questa volta, però, a dirlo non è la solita classifica sulla ripresa economica, ma l’indice d’innovazione nell’Unione (Innovation Union Scoreboard) presentato dal commissario per la Ricerca, l’innovazione e la scienza, Carlos Moedas. Grafici e tabelle dimostrano che negli ultimi sette anni l’innovazione in Europa è cresciuta a una media del 2,4%, ma la mancanza d’investimenti privati sta rallentando di molto la rincorsa verso gli Stati Uniti e il Giappone che continuano ad essere molto avanti a noi.
E l’Italia ne è forse l’esempio migliore all’interno dell’Unione. I dati relativi all’innovazione nel nostro Paese sono sempre stati positivi negli ultimi sette anni, con un picco dell’82% nel 2012, salvo poi calare di 3 punti percentuali nel 2014. Colpa del poco coraggio negli investimenti, come testimonia l’indice presentato oggi, uno strumento che dovrebbe consentire agli Stati membri di comprendere in che direzione indirizzare i propri sforzi nel campo della ricerca. Ancora una volta, gli esperti hanno incoronato la Svezia come Stato europeo più innovatore. L’Italia, invece, si è piazzata al sedicesimo posto, fra Cipro e Portogallo, sorpassata quest’anno anche dalla Repubblica Ceca.
Una posizione che colloca il nostro Paese al di sotto della media Ue, nel pieno della categoria “Innovatori moderati” (moderate innovators). La responsabilità di questa situazione sarebbe la mancanza d’investimenti rischiosi, in calo addirittura del 13%. “L’Italia è Paese molto forte se si guarda alle sue piccole e medie imprese” ha dichiarato il commissario Moedas, che poi non ha mancato di specificare che, come in Spagna, gli sforzi fatti non sono ancora abbastanza.
L’indice per l’innovazione nell’Unione è redatto in base a 25 indicatori diversi, a loro volta raggruppati in tre categorie. Dopo anni di crescita omogenea, il 2014 ha dipinto un’Europa spaccata in due: se 15 Paesi hanno continuato a registrare percentuali positive, gli altri 13 sono in calo rispetto all’anno precedente. “Sappiamo qual è il problema – ha continuato Moedas – e il Piano Juncker vuole proprio dare ai privati gli strumenti per investire di più e prendere più rischi”.