Bruxelles – La flessibilità della Commissione europea non va bene, secondo il Servizio giuridico del Consiglio europeo. Gli esperti legali di Donald Tusk sollevano dubbi sulla legittimità della comunicazione prodotta dall’esecutivo comunitario e di cui si sono giovati Paesi come Italia e Francia nel giudizio sugli sforzi di correzione delle finanze pubbliche. Al Berlaymont ostentano sicurezza, ma è indubbio che si apre un capitolo che rischia di gettare un’ulteriore ombra sull’operato di Jean-Claude Juncker. Ufficialmente la Commissione non ha cambiato le regole del gioco, ma dall’altra parte della strada il Servizio giuridico di palazzo Justus Lipsius sostiene che sì, le regole non siano cambiate, ma che siano state violate quelle esistenti. In un parere espresso in questi giorni si mette in evidenza come il riconcoscimento dell sforzo di riforme come “fattore rilevante” ai fini di un diverso calcolo degli sforzi di correzione di debito e deficit, “presuppone una forma di attuazione di importanti riforme strutturali”, e dunque gli annunci non possono essere presi in considerazione. “Un piano che annuncia riforme imminenti come manifestazione di intenzioni politiche, quindi, non soddisfa i requisiti delle regole” di flessibilità già previste dal patto di stabilità e crescita.
La Commissione europea, nel dare attuazione a quei margini previsti dal patto di stabilità ma finora poco utilizzati, avrebbe dunque concesso troppo. Non una buona notizia per l’Europa – dove si potrebbe annunciare uno scontro istituzionale – né per l’Italia, Paese già impegnato a reperire quelle risorse extra che la Corte Costituzionale impone alla luce della legge Monti-Fornero sul blocco dell’aumento delle pensioni più alte e che ha basato la sua promozione sulle nuove regole attuate a Bruxelles. La Commissione prende nota dei rilievi del Consiglio, ma non è intenzionata a fare marcia indietro. Non può (questo significherebbe ammettere i propri errori e perdere in credibilità) né vuole (oltre ad azzerare di fatto il primo semestre di mandato e ricominciare daccapo, dovrebbe riconsiderare i trattamenti riservati ai Paesi finora, ma come?). L’esecutivo comunitario ricorda che alla luce del two-pack e del six-pack (le regole che hanno riformato il patto di stabilità) alla Commissione è riconosciuto il potere di decidere come comportarsi nei confronti dei Paesi e come supervisionarli, rendendo di fatto le raccomandazioni vincolanti. Il Servizio legale del Consiglio europeo ritiene che i cambiamenti introdotto con la comuncazione sulla flessibilità “violino lo spirito delle regole comunitarie di bilancio”. Non ci voleva.