Bruxelles – Qualunque cosa dirà la Commissione, per l’Italia è tutto da rifare sul fronte dei conti pubblici. Domani l’esecutivo comunitario presenterà la stime di crescita di tutti i ventotto Paesi membri dell’Ue, ma gli ultimi sviluppi in Italia fanno sì che per il governo le stime saranno già vecchie, da rivedere già nelle prossime settimane quando palazzo Chigi dovrà chiarire come “correggere” i conti alla luce degli ultimi sviluppi. La storia è di questi giorni: la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la norma Monti-Fornero che azzerava l’adeguamento al costo della vita per gli assegni pensionistici sopra i 1.450 euro. Ci saranno meno risparmi per le casse dello Stato, un problema per un Paese che ha nel debito il proprio tallone d’achille. La Commissione non ha fatto in tempo a prendere il considerazione “il fattore Consulta” per l’elaborazione dei dati di domani, e dunque la faccenda dovrà essere trattata a parte. Nel documento di domani dovrebbero essere confermate le previsioni di febbraio (+0,6% di Pil, rapporto debito/Pil al 133%), ma alla luce della sentenza della Consulta cambia tutto e le nostre previsioni non valgono, tanto che la Commissione già mette in guardia: servono correzioni. “Aspettiamo di vedere come il governo applicherà la sentenza” della Corte Costituzionale, ma – chiariscono fonti Ue – “qualsiasi cosa cambi gli obiettivi di bilancio del Documento di programmazione finanziaria dell’Italia deve essere compensato”.
Per l’Italia si apre un nuovo rebus mentre comincia il balletto delle cifre. Ancora non è chiaro quanto costerà all’Italia rimediare alle decisione della Corte costituzionale, con numeri che oscillano dagli otto ai tredici miliardi di euro. Cifre da nuova manovra economica, e su cui in ogni caso il governo Renzi è chiamato a fornire spiegazioni. Come troverà i soldi?, quello che tutti si chiedono a Bruxelles e che già stanno domandando a viale XX settembre. “Aspettiamo, stiamo facendo i conti”, ammette Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia. Il titolare del Tesoro, Pier Carlo Padoan, è a Baku (Azerbaijan), e allora a nome dell’esecutivo interviene anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. “Non c’è nessun commento da fare sul tema, perché non abbiamo ancora fatto il lavoro di istruttoria che va fatto”.