Bruxelles – Il voto dell’Aula del Parlamento europeo non è che “l’inizio” di un processo di rinnovamento e costruzione dell’Europa, un’Europa più sociale. Ne è convinto Brando Benifei, membro della commissione Lavoro del Parlamento Ue e responsabile per il gruppo S&D della proposta di modifica di regolamento del Fondo sociale europeo riguardante la quota di prefinanziamenti dell’Iniziativa a sostegno dell’occupazione giovanile. L’Aula ha votato il provvedimento a tempo di record (il voto era previsto per la sessione di giugno…) per rendere immediatamente disponibile un miliardo di euro in più per il prefinanziamento dei progetti legati all’Iniziativa giovani. Per l’Italia significa avere 175,8 milioni di euro anziché 5,6 milioni.
Soddisfatto?
Molto. L’Unione europea ha preso coscienza del fatto che servono risposte rapide ed è stato dimostrato con questo voto. Inoltre il commissario europeo per l’Occupazione, Marianne Thyssen, in occasione del dibattito di ieri si è impegnata a pagare rapidamente, e nonostante queste rassicurazioni presenteremo un’interrogazione al Consiglio per essere sicuri che le risorse siano usate in modo trasparente e in modo efficace, perchè è importante avere offerte di qualità. Parallelamente invieremo alla Commissaria una lettera firmata da tutti i coordinatori dei Gruppi in Commissione Occupazione, che chieda un impegno scritto a trasferire la somma agli Stati senza ritardo.
Tutti i Gruppi? Anche l’Efdd?
Credo di sì. Alla fine il Gruppo ha nominato un relatore ombra e speriamo di poter collaborare con loro. Nel mio intervento in Aula ho polemizzato perchè il responsabile Efdd non ha mai partecipato alle fasi preparatorie, alla stesura degli emendamenti comuni, alle riunioni tra relatori. Fino all’ultimo momento l’Efdd è stato inesistente, poi, con molto ritardo, si è attivato.
Quando contate di presentare l’interrogazione?
Il 7 maggio la porteremo in commissione Occupazione e ci lavoreremo.
Organizzerete audizioni con la commissaria Thyssen?
Con la commissaria avremo modo di incontrarci in più occasioni, ma comunque costruiremo tutti gli incontri che saranno necessari.
Alla fine la clausola sull’utilizzo dei fondi rimane inviarata…
Si. Gli Stati membri avranno dodici mesi di tempo dall’entrata in vigore del Regolamento per usare almeno il 50% dei fondi spettanti. Se non lo faranno, dovranno restituire l’intera somma.
Come evitare che si usino poco o male i fondi europei?
Gli Stati membri, e con loro le Regioni, non hanno più alibi dal punto di vista delle risorse. Ci sono però due grossi problemi da risolvere: l’eccesso di burocrazia e la mancanza di comunicazione. Bisogna semplificare procedure e regole, e serve far sapere che il progetto della garanzia giovani esiste e se ne può far uso.
BusinessEurope, la Confindustria europea, sostiene che questo progetto non risolve i problemi. Serve crescita.
Sono d’accordo. La garanzia giovani non è la panacea di tutti i mali, è un ausilio a una crescita che già si realizza. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio del lavoro della Cna a marzo 2015 abbiamo avuto un +8,6% di assunzioni rispetto a marzo 2014. Vediamo quindi che inizia a esserci una ripresa, e se utilizzata bene in questo contesto la garanzia giovani può giocare un ruolo fondamentale.
Cosa la soddisfa di più di questi mesi di lavoro? La rapidità con cui si è arrivati al voto d’Aula, il lavoro d’intesa con gli altri gruppi, o l’aver ottenuto l’aumento del prefinanziamento dell’Iniziativa giovani?
L’aspetto più significativo è quello politico. Non siamo più in un clima di austerità. Con Barroso il commissario all’Occupazione, Laszlo Andor, non era riuscito ad ottenere questo aumento della quota di prefinanziamento. Rispetto ad Andor, Thyssen opera in uno scenario politico diverso e con la commissione Juncker ha ottenuto che la quota di prefinanziamento dell’Iniziativa giovani passasse dall’1,5% al 30% delle risorse.
Il prossimo passo?
Su questi temi, a partire dal questo risultato, bisogna lavorare su due aspetti. Concentrarsi sulla revisione di medio termine del bilancio pluriennale dell’Ue e provvedere al rifinanziamento di questo progetto, e investire in stabilizzatori automatici all’interno della zona Euro. Servono strumenti di stato sociale europeo, e in tal senso un tema su cui vogliamo lavorare è lo strumento del sussidio di disoccupazione dell’Eurozona. L’Eurozona ha bisogno di strumenti di riequilibrio sociale.