Certamente non un buon negoziatore, troppo “rivoluzionario”, a dirla tutta forse in fondo anche un po’ troppo simile a quella che in Francia è nota come “gauche caviar”. Yanis Varoufakis è scivolato sotto il rullo compressore dell’Unione europea, e qualche buccia di banana sul suo cammino forse l’hanno messa anche i suoi compagni di Syriza, che non hanno mai troppo amato questo professore “texano” piombato ai vertici del governo e della politica greca senza una vera militanza di partito. Anzi, fino a un annetto fa si mostrava anche molto scettico verso la coalizione delle sinistre greche.
Ora è un’anatra zoppa, un ministro commissariato, al quale è stato levato dal suo premier anche il coordinamento della squadra di negoziatori con i partner internazionali. Squadra largamente rimaneggiata, per altro, alla cui guida è stato tolto l’uomo di fiducia del professore di Teoria dei Giochi, sostituito con una persona più vicina alla linea negoziale che Atene vuol tenere. Una linea cioè che abbia un punto d’arrivo, che non difenda solo principi, alcuni dei quali sacrosanti, ma riesca anche ad ottenere qualcosa sotto la stella polare della permanenza nell’euro.
Se l’inconcludente ministro (di cui in tanti all’ultimo Eurogruppo di Bruxelles dicevano che probabilmente non sarebbe tornato nella capitale belga con quell’incarico e apparentemente non sono andati lontani dal vero) ha dovuto cedere, anche a Bruxelles qualcosa è cambiato. La famigerata Troika ha ceduto il passo al Brussels group. Si tratta sempre di tecnici di Unione, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale, studiano sempre i conti di Atene e ne valutano le proposte di riforma, ma non sono più negli uffici dei ministeri greci, o per lo meno non ci stanno più in pianta stabile. Gli incontri ora avvengono nella capitale belga e da ieri, a quanto spiegano in Commissione, “i negoziati hanno avuto un nuovo impulso”. Si è ricominciato a discutere insomma.
Non vuol dire che si arriverà ad un accordo nelle prossime ore, non vuol dire che Alexis Tsipras ha alzato le braccia, e tanto meno lo hanno fatto i creditori di Atene. E’ solo la conferma che nell’Unione europea non si fanno rivoluzioni, non si cambiano le cose dal giorno alla notte. I falchi, tutti i falchi, anche il bellicoso ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, hanno dovuto ripiegare le ali. Angela Merkel ha preso la guida del diesel europeo, ha deciso di aprire un canale diretto e costante con Tsipras e pian piano qualcosa si muove. Bruxelles è la terra del negoziato, dei piccoli passi, che possono anche portare lontano, basta sapere come mettere un piede davanti all’altro senza pretendere di saltare le tappe.
La grana greca si va sciogliendo. Non è cosa di oggi, ci vorrà tempo, ci saranno ancora tensioni, ma riducendo le asperità si è trovato il modo di trattare. Alla fine, sembra in queste ore, è prevalsa la volontà di arrivare dove tutti hanno interesse ad arrivare: che la Grecia resti nell’euro. Alla fine prevale la forza centripeta della volontà di stare insieme e salvare l’immagine, se non la sostanza, dell’euro, che è il grande interesse comune.