Bruxelles – Entro quest’estate ci sarà un atteso rimpasto dei vertici amministrativi della Commissione europea, la prima operazione di questo tipo decisa dall’esecutivo di Jean-Claude Juncker.
La composizione dei livelli superiori della Commissione europea – segretario generale, direttori e vice direttori generali – è un delicato equilibrio di esperienza, nazionalità e ora anche genere. Il presidente Juncker ha chiesto che un candidato donna sia incluso nella rosa dei candidati per ciascuno dei posti. Soddisfare questa richiesta sarà già una piccola rivoluzione (a prescindere da come realmente andrà poi a finire) poiché dei trentacinque direttori generali (tra cui il potentissimo Segretario Generale), ora solo sei sono donne e solo altre tre ce ne sono tra i vice direttori generali.
Un’ulteriore considerazione è la distribuzione geografica. I posti migliori sono attualmente dominati da funzionari degli Stati membri più grandi, con la Germania che ha cinque Direttori generali, il Regno Unito e Spagna con quattro ciascuno e la Francia tre. Un grande rimpasto porterà probabilmente anche ad una nuova distribuzione territoriale, come è statoa nche tra i vice presidenti della Commissione europea, che vengono quasi tutti da paesi “piccoli” .
Altro dato da considerare è la “turnazione” dei direttori nei loro posti, che, di norma, vengono ricoperti per non oltre cinque anni, un principio applicato a cascata in tutte le posizioni di rilievo della Commissione.
Entro la fine del mese di aprile, ogni commissario presenterà al presidente Juncker una rosa di tre candidati per il posto di direttore Generale. Questo elenco ristretto può includere ovviamente anche la persona che già occupa la carica, ma deve includere un candidato di sesso femminile. Le liste saranno discussi dai vice presidenti a maggio prima che le nomine siano confermate nel mese di giugno.
Un lavoretto complicato, che l’agenzia di comunicazione Cicero sta seguendo da vicino e aiuta a capire con le tabelle che seguono.