Milano – Cosa pensano i giovani italiani della Garanzia Giovani? In 3mila hanno risposto al monitoraggio informale online realizzato, tra l’ottobre del 2014 e il marzo del 2015, dalla testata giornalistica Repubblicadeglistagisti.it e il centro studi Adapt. Tremila voci che hanno affidato al questionario online, anonimo, la loro esperienza con Garanzia Giovani: le procedure di iscrizione, i primi contatti con i servizi per l’impiego, la valutazione dell’efficienza delle persone incaricate di prendere in carico i partecipanti.
Questi 3mila under 30 verranno ora monitorati nei prossimi mesi, attraverso dei questionari di “recall”, per avere aggiornamenti sul loro percorso: sapere che proposte hanno ricevuto, che servizio è stato loro fornito, e per dar loro la possibilità di un giudizio più completo sulla loro partecipazione all’iniziativa, basato non solo sulla prima impressione. Intanto, però, tante sono già le informazioni raccolte attraverso il monitoraggio. Non si può dire che si tratti di dati statistici rappresentativi, dato che si basano su un campione volontario; ma certamente sono 3mila voci, un numero importante, in grado di far emergere un grande pezzo di realtà. Innanzitutto è importante specificare che il 64% dei partecipanti al monitoraggio appartiene alla fascia d’età 25-29, proprio quella fascia che nella Raccomandazione europea non era compresa tra i beneficiari di Garanzia Giovani.
Un altro aspetto significativo è che questi giovani non si sentono dei “Neet”, cioè dei giovani inattivi – la categoria che la Youth Guarantee dovrebbe sostenere di più: dei partecipanti del monitoraggio RdS-Adapt, il 72% si definisce “giovane che cerca attivamente lavoro e fa colloqui” e una percentuale analoga è già iscritta al centro per l’impiego della propria città, dato che colpisce se confrontato con l’immaginario comune di giovani che cercano lavoro solo grazie a conoscenze e raccomandazioni. Ma cosa succede a questi giovani, una volta compilata la richiesta di iscrizione al programma Garanzia Giovani (si è iscritto il 67% dei 3mila partecipanti)? La metà purtroppo, al momento della compilazione del questionario, non era ancora stata contattata per il colloquio da parte dei centri per l’impiego. Un dato questo che rispecchia quanto comunicato settimanalmente dai report ministeriali e che rischia di generare un danno sociale, oltre che economico, a tutti questi giovani che non hanno lavoro. Molti di questi ragazzi fino a poco tempo fa erano infatti rassegnati e inattivi, e hanno visto nel piano europeo una possibilità di riscatto: una risposta delle istituzioni così lenta genera sfiducia e disillusione, e fa venire a meno quella garanzia che era stata promessa.
A ciò si aggiunge il fatto che solo il 24% di coloro che hanno effettuato il primo colloquio conoscitivo sono stati contattati per un secondo momento in cui valutare insieme agli operatori le proposte concrete disponibili. Dunque l’aspetto principale è l’attesa: la metà dei partecipanti al monitoraggio RdS-Adapt indica un tempo di attesa uguale o addirittura superiore ai due mesi tra il momento dell’iscrizione e un primo contatto. Le impressioni non migliorano anche per coloro che hanno sostenuto il primo colloquio. Infatti il 44% dichiara di aver ricevuto una generica proposta di un lavoro o uno stage futuro mentre il 39% è uscito dal colloquio senza aver ricevuto nessuna proposta concreta. E soltanto il 12% ha ricevuto una panoramica completa e dettagliata delle proposte che Garanzia giovani offre. Dati che confermano lo stato non ottimale di efficienza dei Centri per l’impiego italiani.
Ancor più dei dati parlano le voci dei ragazzi stessi, come Maria che racconta che durante il colloquio “non hanno voluto ascoltare le mie esperienze o chiedermi il campo in cui avrei voluto fare lo stage”. Oppure Giorgio che durante il colloquio si è limitato ad “inserire i dati del proprio CV all’interno di un computer”. Di fronte a molte reazioni e commenti arrabbiati e sconsolati, si trovano anche giovani seriamente interessati a capire come mai il sistema non funzione e come mai la loro qualifica (spesso una laurea) non riesca a portarli ad un impiego o almeno ad un tirocinio. Tra questi Roberta che racconta “L’incontro con l’incaricato del cpi è stato sicuramente valido, ma le notizie fornitemi non sono state nuove a quelle che io stessa avevo reperito informandomi sulle modalità di attuazione di tale progetto. Mi rendo conto che la mole di richieste sia enorme, ma per chi come me ha concluso gli studi con una laurea triennale doveva prospettarsi almeno la possibilità di ricevere proposte per stage”.
Il quadro che emerge dalla analisi è quindi riassumibile in questi termini: molta domanda e poche risposte. A fronte di centinaia di migliaia di giovani che hanno deciso di alzarsi e impegnarsi per il loro futuro la maggior parte si ritrova ora per le mani delusione e sconforto direttamente proporzionali all’entusiasmo iniziale. Più che i numeri e la scarsa efficienza dei CPI, che emergono dai nostri dati, è proprio questo scoraggiamento il dato che dovrebbe far riflettere. E che del resto è rappresentato anche da quel 14% dei partecipanti al monitoraggio che dichiara di essersi iscritto alla Garanzia Giovani senza aspettarsi nulla, cioè senza grandi aspettative. Il 29% ha invece chiarito di essersi iscritto espressamente per trovare un lavoro, e un ulteriore 34% di desiderare un lavoro ma di essere disposto ad accontentarsi anche di uno stage. rafforzare il cv per poi trovare più facilmente lavoro in futuro ricevere un supporto nella ricerca di lavoro nulla, si sono iscritti senza grandi aspettative trovare un lavoro trovare un lavoro, ma accontentandosi anche di uno stage trovare uno stage ricevere un sussidio percentuale giovani
La media del voto da 1 a 10 al programma resta un terribile 4. Con i recall dei prossimi mesi, Repubblica degli Stagisti e Adapt contano di costruire un quadro più dettagliato della messa in pratica di Garanzia Giovani, chiedendo direttamente ai ragazzi di raccontare la qualità dei corsi di formazione svolti, la serietà dei percorsi formativi dei tirocini, la qualità di tutte le altre possibili offerte previste nel “paniere” di Garanzia Giovani: dal servizio civile al sostegno all’autoimprenditorialità, alla mobilità professionale all’interno del territorio nazionale o in Paesi Ue. Tutti questi dati saranno messi a disposizione del Ministero del Lavoro e di tutte le Regioni, in un’ottica di cooperazione per migliorare il più possibile in itinere l’efficienza del programma.