“Avere delle navi nel Mediterraneo serve solo se sono nel posto giusto” e come questi mesi hanno ampiamente dimostrato quelle di Triton non lo sono, quindi anche decidere di rinforzare l’operazione, così come hanno fatto i leader dei Ventotto nel corso del vertice straordinario sull’immigrazione, “è un’operazione salva-faccia e non salva-vite”. Sono numerose le reazioni di disappunto sulle decisione prese ieri dai capi di Stato e di governo, tra le più dure quella di Amnesty International. “Se il mandato di Triton non può essere cambiato” permettendo alle navi di operare anche oltre le 30 miglia, “allora Triton non è la soluzione”, sottolinea Iverna McGowan direttrice di Amnesty International Europe, secondo cui: “Soluzioni reali avrebbero potuto essere adottate”, ma “nessuno si faccia prendere in giro: così non è stato”.
Duro anche il commento della Fondazione Migrantes della Cei secondo cui quelli concordati sono “piccoli passi di un’Europa incerta e timorosa ad affrontare il dramma delle morti, il flusso di 200mila migranti dal Nord Africa, le centinaia di migliaia di persone in fuga da guerra e terrorismo”. Secondo il direttore generale, monsignor Gian Carlo Perego, l’Europa si è preoccupata di “velocizzare i controlli, le schedature per un rimpatrio veloce dei non aventi diritto alla protezione internazionale, con un rischio anche di una semplificazione delle procedure di riconoscimento dei richiedenti asilo, ma non si è impegnata in un rafforzamento del piano di accoglienza dei rifugiati in tutti i Paesi europei”. In sostanza dunque “dal vertice europeo di ieri esce l’Europa dei nazionalismi”, mentre “è rimandata la costruzione dell’Europa sociale e solidale”.
Critiche al piano piovono anche da parte dei gruppi politici al Parlamento europeo: “Ancora un volta abbiamo raggiunto il comune denominatore più basso”, lamenta il leader dei liberali al Parlamento europeo, Guy Verhofstadt, secondo cui “tutti sanno che triplicare il budget di Triton non preverrà i disastri se nulla viene fatto sulle cause alla radice della crisi e questa mancanza d’azione è la ricetta per nuovi disastri”. Per disincentivare le persone a salire sui barconi, sostiene Verhofstadt, occorre “introdurre un sistema rivisto per l’asilo che dia alle persone la possibilità di fare domanda per una visto umanitario da casa”.
“Gli Stati membri hanno fatto qualche passo concreto” ma “non possiamo nascondere preoccupazione e disappunto sul persistente egoismo politico sulla questione della ripartizione degli oneri e sulla mancanza di un approccio che rispetti i diritti umani e umanitari”, commenta anche il leader dei socialisti, Gianni Pittella, secondo cui “il regolamento di Dublino è anacronistico e inefficace e deve essere aggiornato per riflettere l’attuale situazione drammatica”.