colonna sonora: The Prodigy – Weather Experience
Figlio mio,
lo so che non ce l’hai chiesto tu ma quando ti abbiamo portato in questo mondo io e tua mamma eravamo in preda all’enfasi dell’amore e non siamo stati troppo a riflettere.
In generale il nostro pianeta (“nostro” inteso come “anche tuo”, anzi soprattutto tuo) è un gran bel posto, forse il migliore dell’universo conosciuto; sicuramente l’unico in cui puoi respirare senza scafandro e se fai un salto non rischi di finire nell’iperspazio. Il problema è che in questo paradiso terrestre, qualche centinaio di migliaia di anni fa siamo apparsi noi (“noi” intesi come “genere umano”, non il nostro nucleo familiare che avrà pure le sue colpe ma non si può certo accollare tutto il peso del mondo e soprattutto non è così vecchio) e abbiamo cominciato a fare casino.
Mentre la flora e la fauna una volta superata l’evoluzione e spartitesi acqua, aria e terra, non si sono più spostate di una virgola, l’essere umano (impara subito che dire “uomo” è discriminante per le donne, che sono la parte migliore dell’uomo, nel senso di umanità) ha iniziato un vivace percorso di crescita e progresso che finirà per distruggere il mondo, flora e fauna incluse, tra qualche centinaio di anni. Nonostante questo si autodefinisce come “l’animale più intelligente di tutti”, tanto flora e fauna non sanno parlare quindi non possono venirci a dire “ehi umani, più che intelligenti a noi ce parete ‘na manica de stronzi” e dunque siamo arrivati a costruire una società in cui ogni giorno qualche specie animale rischia l’estinzione ma i giornali riportano la notizia della morte del ciuaua di Paris Hilton (tra l’altro in natura neanche esistono i ciuaua, né Paris Hilton).
Con questo non voglio buttarti giù perché comunque gli esseri umani sono anche capaci di azioni meravigliose, come chi lascia la sicura tranquillità del proprio paese per andare ad aiutare le popolazioni in difficoltà anche se sa di mettere a repentaglio la propria vita. A volte va tutto bene e l’Occidente grazie a queste persone si riscatta un po’, a volte qualcuno viene rapito ma per fortuna torna e viene ricoperto di insulti dai suoi stessi connazionali gretti e chiusi nelle loro misere vite passate davanti alla TV, altre volte il rapito finisce ucciso dal “fuoco amico” in quella che i i governi ancora insistono a non voler chiamare guerra.
Ecco: l’essere umano ha inventato l’arte, la musica, la cooperazione, la letteratura, il kamasutra, gli shorts con esternazione di quartino di chiappa, i vodka-tonic ma in un momento di distrazione gli è scappata fuori anche la guerra. I detrattori dicono che la guerra sia in realtà il mestiere più antico del mondo, ma a noi cinici positivisti piace pensare che sia solo un incidente di percorso, o danno collaterale, come si dice in gergo.
La guerra è quella cosa in cui ad un certo punto due paesi, o due “civiltà”, o due villaggi, o due tribù, o due diverse organizzazioni criminali, o due cartelli del narcotraffico, o due religioni, si trovano in disaccordo su qualcosa e si scontrano per decidere chi ha ragione. Quindi già alla base è una gran cazzata perché così vince sempre il più forte e non il più giusto; e spesso il più forte è anche il più stronzo. L’altra cosa assurda è che in una guerra muore un sacco di gente, anche molti dell’età tua, ma quasi mai quelli che l’hanno scatenata: se la guerra si risolvesse in una scazzottata tra i due capi, avrebbe anche un senso, invece i due capi sono al sicuro nei loro castelli foderati d’oro e fellatio (*) e fanno telefonate, schiacciano bottoni, usano telecomandi e alla fine comunque se la cavano.
(*) La fellatio è un argomento che affronteremo quando sarai più grande, sappi solo che messo sulla bilancia con la guerra sull’altro piatto, riequilibra l’umore.
In ogni caso la guerra non ha solo aspetti brutti, perché se da una parte porta distruzione e morte, dall’altra fa risorgere l’industria, girare l’economia e arricchire un sacco di gente (quelli che meriterebbero di stare sotto le bombe, ma ricorda che la morte non si augura mai a nessuno, appapà). Insomma la guerra piace solo a chi ci guadagna o a chi ama sparare, tutti gli altri se ne scappano via. E qui sorge un altro problema.
Scappare da un paese in guerra, o post ”guerra per l’esportazione della democrazia” (che però me sa che era andata a male) o in mano ai terroristi (che poi sono soldati della parte avversa, ma a noi piace chiamarli così) significa investire tutti i risparmi dell’intera famiglia, essere così disperati da preferire il rischio di morte a quella vita, mettersi in mano ad esseri umani senza scrupoli e salpare di notte stipati come bestie, senza acqua e cibo, né la sicurezza di arrivare, col cuore pieno di speranza che è l’ultima risorsa rimasta, puntando alle coste di un paese in cui con le tasse si paga lo stipendio di Matteo Salvini senza battere ciglio ma quando si tratta di aiutare altri esseri umani che hanno avuto la sfortuna di nascere altrove, scoppia un casino, e ancora non si era smesso di insultare quella “puttana” (cit.) poco più che ventenne che era andata a fare la volontaria in Siria invece dei provini per l’Isola dei Famosi come tutte le ventenni di quel paese dovrebbero fare e si passa subito a gioire della morte di centinaia di questi disperati, tra cui spesso ci sono bambini come te, perché rubano il lavoro (tipo raccogliere i pomodori o lavare gli autobus di notte) perché sono criminali (la disonestà in quel paese deve essere appannaggio esclusivo dei nativi) perché se ne devono stare a casa loro (lo stesso paese che decenni fa emigrava in massa “nelle Americhe”, in Australia e in nord Europa e che continua a farlo, forse anche per la vergogna di quella che purtroppo ormai è la maggioranza dei suoi connazionali).
Ma stai tranquillo perché ieri per risolvere questo problema si sono incontrati in una riunione straordinaria i capi di Stato europei che hanno finalmente trovato una strategia comune: tolleranza zero verso gli scafisti e più pattugliamenti in mare, quindi se c’è uno scafista si deve abbattere, senza stare troppo a sindacare su chi ci sia nello scafo. Il nodo va sciolto a monte e quindi una delle proposte è quella di dare fuoco a TUTTE le imbarcazioni sulle coste libiche e poi costruire un muro altissimo sul bagnasciuga. L’Unione è dunque pronta a dare il suo contributo economico e tecnico e la priorità è “salvare le vite umane”. Che fine facciano queste vite umane una volta salvate non ci è dato saperlo ma almeno la tragedia dei 700 migranti non è stata vana e i capi si Stato hanno potuto cenare un’altra volta tutti insieme.
Piccolo mio, detto così sembra tutto brutto, invece devi renderti conto che la meraviglia della vita è nel poter scegliere di diventare quello che vuoi; decidere di essere il cooperante, il trafficante, il compositore, il veterinario, l’ambientalista, il terrorista, il leader, l’elettore di Matteo Salvini che insulta gli extracomunitari e poi va a mignotte extracomunitarie, lo scrittore di rubriche, il volontario, l’attivista… E in questo squarcio macroscopico che ti ho fatto, devi considerare che ci sono infinite microsituazioni: puoi trovare il marcio nell’organizzazione umanitaria e il dolce nel covo dei terroristi. Uno sguardo superficiale sulla vita non basta: bisogna osservarla, toccarla, assaggiarla, annusarla…
L’umanità è quanto di più controverso ci sia al mondo, è facilissimo parlarne male, ma se non ci fosse la vita sarebbe di una noia mortale. Ti abbiamo messo in ballo, su una pista movimentata fatta di lenti abbracciato a chi ami e pogate in mezzo a un’orda di culturisti sudati. Troverai il tuo ritmo, come tutti, e ogni giorno lo perfezionerai. Farai passi avanti e non dovrai aver paura di farne altrettanti indietro, non dare retta a quelle stronzate di slogan fascisti; farai giravolte e capitomboli e la musica non si fermerà mai, finché balli.
Forse sei troppo piccolo per le metafore, quindi rileggi sta manfrina quando sarai un po’ più grande, che ci manca che diventi ballerino per colpa mia, appapà.
PieSse:
se poi diventi ballerino ti giuro che sarò sempre e comunque fiero di te.