Bruxelles – Quello compiuto dall’Europa con il vertice straordinario sull’immigrazione è “un passo avanti clamoroso” perché “per la prima volta l’Unione europea mette nero su bianco una strategia e non solo cordoglio o fiori gettati in mare, che sono simboli importanti ma per chi fa politica sono niente se non sono seguiti da una visione strategica”. C’è quello che l’Italia si aspettava e forse anche qualcosa di più negli impegni assunti dai capi di Stato e di governo riuniti d’urgenza a Bruxelles dopo l’ultimo naufragio nel Canale di Sicilia su richiesta di Italia e Malta. Una richiesta che “siamo contenti di avere avanzato”, canta vittoria Renzi, che parla di un “risultato molto corposo di punti concreti” che non rischia di arenarsi come accaduto con i precendenti piani Ue sull’immigrazione perché “questa volta c’è un approccio strategico”.
Certo occorrerà “vedere nei prossimi mesi se riusciremo a passare dalle parole ai fatti”, ma i tempi per farlo, assicura il premier, saranno brevi visto che la Commissione europea presenterà la sua agenda per l’immigrazione a metà maggio e di nuovo il Consiglio europeo affronterà il tema immigrazione per vedere i progressi fatti a giugno. Insomma “abbiamo due mesi per vedere”, sottolinea il premier.
Soddisfazione, da parte dell’Italia, in particolare per l’impegno dell’Ue ad usare il pugno duro contro gli scafisti, visto che “il tema del combattimento contro quelli che abbiamo definito come i nuovi schiavisti – ricorda Renzi – per noi è un’assoluta esigenza ed emergenza”. Su questo l’Italia, nel corso di un incontro a quattro prima dell’inizio del vertice, ha chiesto sostegno “ai tre partner europei del G7” cioè Gran Bretagna, Germania e Francia ad una risoluzione Onu che dia mandato ad una missione europea per “identificare, catturare e distruggere le navi prima che siano usate dai trafficanti”.
Il tasto dolente resta la mancata solidarietà europea sulla distribuzione dei migranti. Un impegno a cui la Gran Bretagna ha esplicitamente detto no e su cui molti Stati restano contrari. Ma “in questo continente sono in vigore trattati che consentono ai singoli Stati di decidere se accolgono o meno le persone, non si può convincerli d’imperio”, ricorda i premier, secondo cui comunque diversi Stati hanno manifestato la volontà di “dare una mano” e “anche il Regno Unito ha dato comunque la disponibilità a partecipare con mezzi e denari”.
Se con l’aumento dei fondi deciso oggi Triton si avvicina al Mare Nostrum che fu è certamente un bene, ma bisogna ricordare, fa presente il presidente del Consiglio, che “la morte di centinaia di persone in mare c’era anche allora”, visto che quando era in vigore “abbiamo ripescato 499 cadaveri e le organizzazioni stimano ci siano stati circa 3.500 morti”. Insomma i soldi non bastano quello che conta è “una visione strategica” senza cui “staremo sempre a ripescarli in mare e non può essere questo l’approccio di una comunità solidale” come l’Europa che “vuole essere più del 3%, vuole essere il cuore di un’idea di civiltà”.