Roma – In vista dell’accordo che si dovrà raggiungere alla Conferenza Onu di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici, “l’Europa ha fatto la sua parte”, perché ha già indicato i propri obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Un impegno che in pochi hanno rispettato – solo 7 su circa 200 paesi – e per questo “non è scontato che a Parigi si arrivi a un accordo”. Lo sostiene il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, intervenendo a un incontro organizzato dal Centro per un futuro sostenibile, la fondazione presieduta da Francesco Rutelli, che ha presentato a Montecitorio “tre proposte innovative dall’Italia” in vista della Conferenza di Parigi.
Galletti sottolinea che i suoi obiettivi, l’Ue, li ha fissati con “l’accordo raggiunto il 23 ottobre 2014”, e si dice “fiero perché quell’accordo si è chiuso sotto la presidenza italiana” di turno del Consiglio europeo. Per il ministro, l’intesa raggiunta dai 28 “non solo indica in almeno il 40% la riduzione delle emissioni” per l’Ue, ma “rilancia lo sviluppo dell’energia rinnovabile e l’efficienza energetica”. Si tratta di due settori in cui si può dimostrare che “sviluppo economico e tutela dell’ambiente sono compatibili”, sostiene il ministro. Una tesi sulla quale Eunews alimenterà il dibattito in occasione di “How can we foster green growth”, il 5 e 6 maggio a Bruxelles.
Secondo Rutelli, “la piattaforma europea è credibile, però l’Europa conta sempre di meno”. Non si tratta del peso politico che potrà esercitare per raggiungere un accordo globale a Parigi, ma di quello inquinante. “L’Europa è passata dal rappresentare il 20% delle emissioni” totali totali di CO2 “al 10%”. Dunque, gli ulteriori progressi che l’Ue farà influiranno di meno a livello mondiale. “Ma l’Europa è il vero protagonista dell’appuntamento di Parigi”, sostiene l’ex sindaco della capitale, “perché anche se pesa meno conta di più”, dal momento che “l’evento si tiene in casa nostra” e che “siamo molto determinati a raggiungere un risultato che non è detto sia soddisfacente”.