Bruxelles – Il gigante russo Gazprom viola le regole europee in materia di antitrust con atteggiamenti che costituiscono un abuso di posizione dominante. È l’accusa che la Commissione europea rivolge all’azienda statale del gas russo e che l’esecutivo comunitario ha formalizzato facendo pervenire a Mosca una comunicazione degli addebiti in cui si dettaglia come l’azienda avrebbe ostacolato la concorrenza sul mercato della fornitura di gas in otto Stati membri. Quello di Bruxelles è soltanto un primo passo di un contenzioso che si preannuncia, come già nel caso di Google, lungo e complesso.
La prossima mossa spetta a Gazprom, che ha 12 settimane di tempo per rispondere alla comunicazione per iscritto ma che può anche decidere di chiedere un’audizione per presentare più direttamente le proprie argomentazioni. “Sono pronta ad incontrare i responsabili di Gazprom e sono sicura che questo può avvenire in maniera costruttiva”, apre la commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager, secondo cui “una soluzione può essere trovata in modo negoziato”. Ma se questo non dovesse accadere, il colosso russo rischia una multa che, come sempre in questi casi, può arrivare fino ad un massimo del 10% del fatturato mondiale dell’azienda e potrebbe quindi superare i 14 miliardi di euro.
Per quanto solo alla fase iniziale, l’apertura di un contenzioso con Mosca non aiuta a distendere gli animi in una fase di rapporti già complicata dalla crisi ucraina, con le sanzioni economiche dell’Ue ancora in atto. Ma questo “non è un caso politico” ripete a più riprese la commissaria Vestager: “Ci si basa su fatti, sull’interpretazione dei fatti e su prove”, ricorda, garantendo: “Questo per me è un caso che attiene alla concorrenza con gli altri”. Per dimostrarlo il membro dell’esecutivo comunitario ricorda che altri casi simili sono stati aperti ad esempio contro la compagnia bulgara dell’energia.
Secondo l’addebito della Commissione europea, Gazprom avrebbe ostacolato la concorrenza sul mercato della fornitura di gas soprattutto nei Paesi dell’Europa centrale e orientale dove la compagnia occupa una posizione dominante, detenendo quote di mercato ben al di sopra del 50% nella maggior parte dei paesi e in alcuni di essi quote di mercato sino al 100%. La normale concorrenza sarebbe stata turbata soprattutto in otto Paesi membri: Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia.
Qui la compagnia russa avrebbe imposto restrizioni territoriali nei suoi accordi di fornitura per limitare la capacità dei suoi clienti di rivendere il gas a livello transfrontaliero. Gazprom avrebbe poi praticato, secondo la Commissione europea, “una politica dei prezzi sleale” in alcuni Stati, cinque in particolare: Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, dove secondo la commissaria Vestager, “i prezzi erano più elevati anche del 40% rispetto ad altri Paesi”. Una differenza in parte dovuta alle formule di calcolo utilizzate da Gazprom le quali, indicizzando il prezzo del gas nei contratti di fornitura in base a un paniere di prodotti petroliferi, hanno indebitamente favorito Gazprom rispetto ai suoi clienti.
Secondo Bruxelles, infine, Gazprom avrebbe sfruttato la propria posizione dominante sul mercato subordinando le forniture di gas a Bulgaria e Polonia alla concessione di impegni di altra natura da parte dei rivenditori all’ingrosso per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto del gas. Ad esempio, le forniture di gas sono state subordinate alla realizzazione di investimenti in un progetto di gasdotto promosso da Gazprom o all’accettazione di un suo maggiore controllo su un gasdotto.
L’occhio della Commissione è puntato su Gazprom ormai da diversi anni. Le prime ispezioni sono avvenute nel settembre 2011 mentre un procedimento formale di indagine è stato formalizzato un anno dopo, il 31 agosto 2012. Ma negli anni successivi, con l’attenzione puntata sulla necessità di fornire una continuità nelle forniture di gas in arrivo dalla Russia all’Ucraina e, attraverso l’Ucraina anche all’Europa, la questione è finita in una fase di stallo.
“Le obiezioni presentate dalla Commissione europea sono infondate”, si è prontamente difeso il gruppo che, con una nota, assicura di “aderire strettamente a tutte le norme della legge internazionale e delle legislazioni nazionali dei Paesi in cui fa affari”. I contratti in vigore tra Gazprom e i Paesi europei, difende la compagnia anche il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, “sono stati conclusi in piena conformità con le legislazioni che erano allora in vigore nell’Unione europea”.