Bruxelles – La Commissione europea, così come fatto per le coltivazioni, vuole dare agli Stati membri la possibilità di vietare sul proprio territorio anche cibi e mangimi contenenti Ogm, anche se questi dovessero essere stati approvati dall’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Si tratta di un compromesso per accontentare da una parte il fronte, minoritario in Europa, dei Paesi favorevoli agli Organismi geneticamente modificati, e dall’altra gli strenui oppositori che però non riescono mai a vincere la battaglia e a vietarli su tutto il territorio comunitario a causa delle attuali regole decisionali in materia che richiedono una maggioranza qualificata.
Secondo la proposta adottata dall’esecutivo comunitario, e che ora dovrà essere approvata da Consiglio Ue e Parlamento, una volta che un Ogm è autorizzato in Europa come alimento o come mangime, gli Stati membri potranno avere la possibilità di chiedere un “opt-out”, ma dovranno giustificare la loro scelta in base a motivi diversi da quelli valutati dall’Efsa, e quindi non per ragioni collegate a rischi per la salute umana, animale o dell’ambiente. Gli altri Paesi membri e la Commissione avranno poi 3 mesi per contestare, motivando, l’eventuale opt-out.
“La Commissione ha dato ascolto alle preoccupazioni di molti cittadini europei, che si riflettono nelle posizioni espresse dai loro governi nazionali. Una volta adottata, la proposta odierna, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà, darà agli Stati membri maggiore voce in capitolo per quanto riguarda l’uso sul loro territorio di Ogm autorizzati a livello Ue negli alimenti e nei mangimi”, ha dichiarato Vytenis Andriukaitis, Commissario responsabile per la Salute e la sicurezza alimentare.
19 NUOVE AUTORIZZAZIONI DI OGM – La decisione arriva mentre l’esecutivo si avvia ad autorizzare 19 nuovi prodotti geneticamente modificati: 3 tipi di mais, 5 di soia, 2 di colza, 7 di cotone (di cui uno per olio) e 2 garofani.
IL DIVIETO DI “USO” – La proposta della Commissione parla della possibilità di vietare su tutto il territorio, o anche solo in parti di esso, l’uso dei mangimi e degli alimenti, tenendo volontariamente vaga la definizione di “uso”. Starà agli Stati poi definire meglio il suo significato e scegliere il livello divieto. Si potrebbe ad esempio vietare di usare gli Ogm come mangimi, ma non per questo ad esempio vietare a un’azienda del Paese che ha scelto l’opt-out di importare questi prodotti per poi rivenderli in altri Stati. E sarà sempre ai governi che verrà lasciato l’onore dei controlli: massima libertà ma anche massima presa di responsabilità.
LE CRITICHE – La proposta della Commissione europea “è una farsa, perché lascia intatto l’attuale sistema non democratico”, ha affermato Franziska Achterberg di Greenpeace, secondo cui le nuove norme consentirebbero all’esecutivo comunitario “di continuare ad ignorare la grande opposizione alle colture Ogm, nonostante la promessa del presidente Juncker di permettere alla maggioranza dei Paesi Ue di fermare le decisioni della Commissione sugli organismi geneticamente modificati”. Il riferimento è al fatto che la materia viene regolata in base alla ‘comitatologia’, ovvero nei comitati composti da rappresentanti degli Stati membri e presieduti dalla Commissione in cui le decisioni vengono prese per maggioranza qualificata. Ma la maggioranza qualificata sul tema non riesce mai ad essere trovata, né a favore, né contro, tenendo ogni volta in stallo le discussioni e lasciando di fatto il via libera alle autorizzazioni. Contrari alla proposta anche Legambiente e Slow Food Italia , che attaccano: “La proposta della Commissione punta solo a superare l’opposizione di molti Stati membri a nuove autorizzazioni, offrendo loro l’arma spuntata del divieto nazionale, difficile da applicare per la sua definizione generica e restrittiva”, la proposta infatti ricorrerebbe “al cavillo giuridico del ‘divieto di utilizzò per non infrangere la normativa comunitaria sulla libera circolazione delle merci nel mercato europeo. Così, alimenti e mangimi Ogm autorizzati a livello comunitario potranno essere commercializzati in tutti gli Stati membri”.
LE COLTIVAZIONI OGM NELL’UE – In generale, per quanto riguarda le coltivazioni, nell’Unione europea al momento esiste solo un tipo di Ogm, il “Mon 810”, ma in percentuali molto basse: è coltivato nell’1,5% della superficie totale a granturco. Le percentuali maggiori si trovano in Spagna dove è presente in 137mila ettari di terra, sui 150mila totali dell’Europa.
I MANGIMI OGM IN EUROPA – Anche i cibi sono presenti in quantità davvero risicate ma lo stesso non si può dire per i mangimi animali che sono utilizzatissimi e molto presenti sul mercato. Nel 2013 l’Unione ha importato 18,5 milioni di tonnellate di farina di soia e 13,5 milioni di tonnellate di soia, che rappresentano più del 60% del fabbisogno di proteine vegetali dell’Unione. Queste importazioni provengono principalmente dall’America: il 43,8% dal Brasile (in cui l’89% della soia coltivata è Ogm), il 22,4% dall’Argentina (dove il 100% della soia coltivata è Ogm), il 15,9% dagli Stati Uniti (93% di coltivazioni Ogm), e il 7,3% dal Paraguay (95% della coltivazioni Ogm).
L’OBBLIGO DI ETICHETTATURA – La legislazione comunitaria impone l’etichettatura per tutti gli alimenti e i mangimi geneticamente modificati, contenenti Ogm o costituiti o prodotti a partire da un Ogm, tranne nei casi in cui la presenza sia inferiore allo 0,9% dell’alimento/mangime o l’ingrediente sia “accidentale” o “tecnicamente inevitabile”.