Roma – “Il punto non è chi vuole la ‘grexit’ (uscita di Atene dall’euro), ma chi vuole la miseria umana, chi vuole che l’Europa abbandoni la propria agenda sociale e smetta di tutelare i diritti umani fondamentali e inalienabili”. Sono parole della presidente del Parlamento ellenico Zoe Konstantopoulou, esponente di Syriza, intervistata da Eunews a margine della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative dei paesi Ue, che si è svolta a Montecitorio lunedì e martedì scorsi.
Sull’ipotesi ‘grexit’ non ci sono dubbi: nessuno la vuole, tanto in Europa quanto in Grecia. Per evitarla serve però un accordo tra l’esecutivo di Alexis Tsipras e i creditori, su un programma di riforme che garantisca il rientro del debito ellenico. Sarebbe interessante capire fino a che punto questo programma possa spingersi al di fuori del programma elettorale di Tsipras senza rischiare la bocciatura del Parlamento di Piazza Syntagma. Ma su questo Konstantopoulou è evasiva. Preferisce non rispondere neppure sull’ipotesi che un compromesso tra Tsipras e i partner europei scontenti una parte di Syriza – eventualità non remota – e possa portare a un diverso assetto della maggioranza o a nuove elezioni.
Domande di fronte alle quali la presidente si trincera dietro il suo ruolo istituzionale super partes, senza esprimere valutazioni politiche. E quando le si fa notare che in Italia, proprio tra gli alleati di Syriza, la lettura è che le (poche) concessioni fatte dall’Ue alla Grecia puntino proprio allo scenario appena descritto, lei si limita a rispondere che “chiunque immagina di esercitare pressioni di qualsiasi tipo verso i membri del Parlamento deve sapere che nessuna pressione simile sarà considerata accettabile”.
Konstantopoulou sottolinea che “il Parlamento ellenico è impegnato a proteggere le procedure democratiche e i diritti costituzionali, i quali sono stati minati in modo pesante e grave dal sistema dei memorandum”. A tal proposito tiene a rimarcare che “per la prima volta in un Paese europeo è stata avviata una commissione parlamentare d’inchiesta sul debito”, facendo riferimento all’indagine proposta dal governo, e approvata dall’Assemblea legislativa, per individuare le cause e le responsabilità che portarono Atene a dover sottoscrivere il primo memorandum con la Troika. Appare però difficile che l’inchiesta possa sortire effetti in sede europea e dare un qualche beneficio ad atene nei negoziati con i creditori.