Bruxelles – A soli due giorni dall’Eurogruppo informale che dovrebbe dare il suo parere sul piano di riforme della Grecia, ancora non si è arrivati all’accordo tecnico tanto richiesto da Bruxelles. Da lunedì il centro delle discussioni dell’Euro working group si è spostato a Parigi ma domani si tornerà a discutere nella capitale europea con Angela Merkel che sembra voler tendere una mano ad Alexis Tsipras. I due avranno un colloquio bilaterale a margine del vertice straordinario sull’immigrazione.
Appare comunque difficile che venerdì l’Eurogruppo informale di Riga possa arrivare a una conclusione sul rinnovo del piano per assicurare l’esborso dei restanti 7,2 miliardi del prestito al Paese. La Commissione europea ha spiegato più volte che se la lista definitiva delle riforme non fosse arrivata diversi giorni prima dell’incontro non ci sarebbe stato il tempo tecnico necessario per studiarla ed eventualmente approvarla a livello politico. Eppure qualche spiraglio di ottimismo è arrivato dal Fondo monetario internazionale. “Negli ultimi giorni nei negoziati tra il governo ellenico e le tre istituzioni c’è stato un po’ più di slancio”, ha riferito ieri Poul Thomsen, capo economista del Dipartimento europeo del Fmi, secondo quanto riporta il ‘Guardian’. “Questo è un buono sviluppo che ci dà motivi per sperare”, ha aggiunto Thomsen.
E di speranza c’è n’è bisogno visto che si avvicinano altre due scadenze per Atene nella restituzione del prestito allo stesso Fondo. Le prossime rate da versare sono il primo maggio (202 milioni di euro) e il 12 maggio (770). E non solo, la Grecia deve trovare fra i 350 e i 400 milioni di euro per poter pagare stipendi e pensioni già a fine aprile. Lo ha riferito il viceministro delle Finanze, Dimitris Mardas, in un’intervista alla tv privata Mega. “Abbiamo una diminuzione delle entrate fra i 350 e i 400 milioni di euro che deve essere coperta entro la fine del mese allo scopo di soddisfare le necessità del Paese”, ha spiegato Mardas. E per fare fronte alle necessità economiche il governo di Syriza ha emesso un decreto per obbligare gli enti del settore locali a trasferire le proprie riserve di liquidità alla Banca Centrale. Un provvedimento che dovrebbero portare 2,5 miliardi nelle casse dello Stato.