Roma – “Si possono fare riforme fiscali, riforme del lavoro o adottare misure di austerità, ma tra qualche anno si verrà espulsi comunque dal mercato se non si abbandona il paradigma della seconda rivoluzione industriale, basata sulle fonti energetiche fossili”. Lo sostiene l’economista Jeremy Rifkin, intervenuto oggi alla Conferenza dei presidenti delle Assemblee parlamentari dei paesi europei, nell’Aula di Montecitorio, ammonendo i presenti che “l’Europa sta percorrendo una strada sbagliata: investe ancora nella produzione di nuove cose vecchie”
La tesi è che siamo di fronte alla “terza rivoluzione industriale”. Si sta passando a una “economia digitale”, ovvero “l’internet delle cose”. Una rivoluzione che riguarda la comunicazione, elemento sul quale gli effetti della rete e della digitalizzazione sono immediatamente visibili. Ma influisce anche sull’energia, che dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili e in modo decentrato, rendendo “ogni edificio una piccola centrale”, con una rete distributiva resa intelligente da sensori in grado di monitorare la produzione e il consumo e indirizzare in modo efficiente i flussi. Allo stesso modo, l’economia digitale sta già influendo anche sui trasporti. “Quando ai nostri figli servirà una macchina – sostiene Rifkin – prenderanno il loro smartphone col Gps” e individueranno quella più vicina a disposizione, “pagando via paypal” il servizio. “Non scomparirà l’industria manifatturiera”, secondo l’economista, ma anche quella subirà un mutamento profondo, quando “avremo una stampante 3D da 20 dollari” a disposizione.
Rifkin ha annunciato di aver mandato un memorandum sull’argomento al presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, con l’obiettivo di indirizzare verso il nuovo scenario l’Agenda digitale europea. “Juncker mi ha detto di averlo letto parola per parola”, riferisce lo statunitense, secondo il quale si tratta di decidere se, in questo percorso verso l’economia digitale, si vuole assumere il ruolo di “guida, o seguirlo in ritardo come sta facendo l’Ue”.
Alla platea dei rappresentanti dei Parlamenti europei, Rifkin lancia il suo invito: “Ogni Paese deve indirizzare il 25% degli investimenti, pubblici e privati”, verso il nuovo paradigma. E’ un modo per garantire crescita e occupazione, ritiene, perché serviranno “milioni di lavoratori per ristrutturare ogni edificio, installare i sensori sulla rete elettrica”, costruire le nuove automobili elettriche, “predisporre un punto di ricarica in ogni parcheggio” e per tutti gli altri interventi necessari a costruire “una Europa digitale, smart e verde”.