Bruxelles – Rafforzare Triton, lanciare un’operazione civile-militare per “catturare e distruggere le imbarcazioni utilizzate dagli scafisti” e cominciare a ragionare sulla redistribuzione dei migranti in arrivo tra i Paesi Ue. Parte da qui la risposta Ue alle tragedie del mare. I ministri di Esteri e Interni dei Ventotto, riuniti d’urgenza a Lussemburgo dopo l’ultimo naufragio nel Canale di Sicilia, iniziano a tracciare la strada delle azioni che potrebbero seguire a quel “nuovo livello di consapevolezza” che l’Ue, secondo l’Alto rappresentante Federica Mogherini , ha ritrovato dopo le ultime tragedie. Per il momento si tratta solo di linee guida, i tempi per la pratica saranno altri, ma già avere trovato una comune “volontà politica” su un tema che tradizionalmente ha visto contrari i Paesi Ue meno direttamente coinvolti non è cosa da poco.
Tra gli elementi di consenso con cui si lascia la riunione e che finiranno sul tavolo del vertice straordinario dei capi di Stato e di governo convocato per giovedì, per prima cosa il “consenso a lottare compatti e uniti contro i trafficanti”, spiega Mogherini, secondo cui “alcune azioni possono mettere in campo in tempi ragionevoli, come il rafforzamento della presenza in Niger dove già esiste una missione che può essere potenziata, per bloccare uno dei possibili accessi alla Libia dalla frontiera meridionale”. Ma l’idea su cui l’Ue punta è soprattutto quella, di ben più difficile realizzazione, di una missione civile-militare che si occupi specificamente del contrasto ai trafficanti e della distruzione delle imbarcazioni utilizzate per la tratta. Il modello sarebbe quello di Atalanta, la missione che l’Ue mise in campo contro la pirateria marittima lungo le coste del Corno d’Africa, spiega Dmitris Avramopoulos, responsabile dell’immigrazione per la Commissione europea, che ha contribuito alla discussione con un piano in dieci punti. Ma per arrivare ad una missione di questo tipo occorrerà come prima cosa un mandato. “Serve un’autorizzazione dell’Onu e l’Europa si sta muovendo per questo”, spiega Mogherini. “Non è facile mettere in campo un’operazione militare: parliamo di acque territoriali di un altro Paese, bisogna essere molto cauti”, fa notare anche Richard Kozlovsky, ministro degli interni della Lettonia, Paese che detiene la presidenza di turno dell’Ue.
Tutti i Paesi, riferiscono i rappresentanti Ue a fine incontro, sono ormai convinti anche della necessità di rafforzare Triton. Rafforzamento che dovrebbe essere sia in termini di sostegno finanziario e numero di mezzi, sia in termini di mandato: “Un elemento consensuale è la necessità di rafforzare Triton e intensificarne il dovere di salvare vite umane”, spiega l’Alto rappresentante. Di cifre ancora non se ne possono fare ma “c’è la decisione politica di rafforzarlo e di finanziarlo in modo più generoso”, garantisce anche Avramopoulos. Dal punto di vista economico la proposta allo studio sarebbe quella di raddoppiare i finanziamenti.
I tempi, secondo Mogherini, potrebbero iniziare ad essere maturi ancheper ragionare sul discusso meccanismo di redistribuzione dei migranti tra gli Stati membri sulla base di quote, visto che è ormai accettata anche la necessità di “sostenere i Paesi in prima linea” e “condividere i doveri in maniera più equa”.
Tra le altre azioni da intraprendere secondo il piano in dieci punti della Commissione europea, anche una collaborazione più stretta tra le agenzie Ue per l’immigrazione ed Europol, in modo da facilitare la lotta contro i trafficanti. E ancora l’invio di personale dell’Easo (ufficio Ue per i richiedenti asilo) in Italia e Grecia per trattare le domande di asilo: tutte, secondo il commissario Avramopoulos, devono essere trattate in un massimo di due mesi. Gli Stati membri, poi, dovrebbero fare in modo da assicurare la registrazione delle impronte digitali di tutti i migranti e si possono considerare opzioni per meccanismi di protezione temporanea con reinsediamento d’emergenza. La Commissione suggerisce anche un “ampio progetto pilota Ue” sul reinsediamento delle persone bisognose di protezione e insiste anche sulla necessità di un “programma di ritorno per il rientro rapido dei migranti irregolari coordinato da Frontex”. Necessario per l’esecutivo Ue anche un impegno più forte con i Paesi intorno alla Libia. Tra le idee anche quella di ufficiali di contatto nei Paesi terzi chiave che raccolgano informazioni utili sui flussi migratori. La proposta in dieci punti della Commissione sarà anche lo scheletro dell’agenda europea sull’immigrazione di cui l’esecutivo Ue ha anticipato ancora la presentazione agli inizi di maggio (non più alla metà del mese).
“Abbiamo dato una risposta forte: avere qui 41 ministri Ue ci dà l’idea dell’urgenza e della volontà politica da parte dell’Ue di affrontare il problema”, sottolinea Mogherini secondo cui “Dobbiamo agire compatti non è più l’appello di qualcuno ma una reazione di tutti”. “Se non agiamo adesso – avverte Avramopoulos – la crisi assumerà proporzioni pericolose nei mesi a venire”. Questa, dice, è una “sfida riguarda valori cardine dell’Ue dobbiamo smettere di accusarci a vicenda perché nessuno ci guadagna, solo i populisti. I Paesi membri sanno che dobbiamo agire insieme”.