Bruxelles – Ripensare Triton, rafforzarlo, superarlo per passare ad un Mare Nostrum europeo. È quasi unanime, dopo l’ultima strage di migranti nel canale di Sicilia, il coro di richieste per modificare, in un modo o nell’altro, l’attuale operazione Ue. Ma cos’è Triton e come funziona?
Triton è l’operazione europea per il controllo del Mediterraneo Centrale, lanciata il primo novembre del 2014 da Frontex, l’agenzia europea per il pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati Ue. Il suo scopo è quello di pattugliare le acque internazionali intorno alle coste italiane per un’ampiezza di 30 miglia, coprendo quindi anche 18 miglia di acque internazionali oltre alle 12 di acque territoriali italiane.
L’operazione ha un budget mensile stimato di circa 2,9 milioni e vi contribuiscono 21 Stati membri. Dispone in totale di 65 agenti distaccati e 12 mezzi: quattro aeromobili, un elicottero, quattro pattugliatori open shore, due navi costiere e una motovedetta costiera.
Il ruolo di Triton è di supportare gli Stati membri per un effettivo pattugliamento delle frontiere nella regione del Mediterraneo e di dare assistenza, durante queste operazioni, alle persone o alle navi in difficoltà. Nonostante ciò, ha sempre sottolineato la Commissione europea, Triton “non è un’operazione di ricerca e salvataggio” e si limita ad assistere gli Stati membri affinché rispettino i loro obblighi di prestare assistenza, secondo la legge del mare, alle persone in difficoltà. Triton è pensata in particolare per supportare gli sforzi delle autorità italiane ma non modifica in nessun modo gli obblighi del nostro Paese sulla protezione delle frontiere esterne e gli obblighi di ricerca e salvataggio.
Che differenza c’è tra Triton e la vecchia operazione italiana Mare Nostrum? Mare Nostrum, lanciata dall’Italia nel 2013, è stata una missione militare e umanitaria messa in campo dall’Italia dopo un naufragio al largo delle coste di Lampedusa durante il quale morirono 366 persone. Gli obiettivi dell’operazione erano fondamentalmente umanitari: garantire la salvaguardia della vita in mare e assicurare alla giustizia i trafficanti di esseri umani. Il costo dell’operazione era di circa 9,5 milioni di euro al mese (oltre il triplo di Triton) e le navi coinvolte si spingevano ad operare soccorsi fino alle coste libiche.