Bruxelles – “Attualmente non c’è dimostrazione scientifica” che i funghi e non il batterio Xylella fastidiosa siano “l’agente primario del rapido declino degli ulivi” osservato in Puglia. Lo ha affermato oggi l’Autorità europea di Sicurezza alimentare (Efsa) di Parma, in un nuovo parere scientifico riguardante la sindrome del disseccamento degli ulivi in alcune aree del Salento. Il parere era stato sollecitato il mese scorso dalla Commissione europea per rispondere alla Ong pugliese Peacelink, che aveva inviato a Bruxelles materiale scientifico e audiovisivo a sostegno dell’ipotesi secondo cui i principali agenti causali della malattia degli ulivi potrebbero essere alcune specie di funghi tracheomicotici e non il batterio Xylella fastidiosa.
L’Efsa ha comunque raccomandato di “condurre ulteriori ricerche, basate sulla biologia degli agenti infestanti e usando una sperimentazione ben progettata per fornire indicazioni su una gestione sostenibile di questo problema complesso”.
In merito al parere scientifico, in una nota da Bruxelles Peacelink sottolinea che l’affermazione dell’Efsa (“non c`è dimostrazione scientifica che i funghi tracheomicotici sono l’agente primario del rapido declino degli ulivi osservato”) non significa che sia stato dimostrato che l’agente primario è la Xylella e non i funghi, “ma solo – puntualizza l’Ong – che a tutt’oggi le evidenze scientifiche non sono sufficienti a stabilire con certezza il ruolo relativo svolto da queste due con-cause (a cui va aggiunta anche la falena Zeuzera Pyrina) del disseccamento degli ulivi”.
L’Efsa, d’altra parte, evidenzia Peacelink, riconosce la necessità di approfondire la ricerca “per colmare le attuali lacune nella conoscenza” della sindrome del disseccamento rapido e delle sue cause, e considera “necessario capire il contributo dei diversi agenti sospettati di essere coinvolti nella sindrome del declino rapido degli ulivi: la falena leopardo (Zeuzera Pyrina), i funghi tracheomicotici, la Xylella fastidiosa e gli insetti che ne sono i vettori”. Il parere non mette in discussione il fatto che i funghi provochino il disseccamento delle foglie negli ulivi.
Peacelink aveva anche informato la Commissione sui metodi di cura tradizionali e alternativi per combattere i funghi e la Zeuzera, che sono stati sperimentati finora con successo dall’associazione locale Spazi Popolari e da vari olivicultori nel cuore dei focolai della Xylella in Salento. A questo proposito, l’Efsa precisa, “in virtù della separazione tra valutazione del rischio (che le compete, ndr) e gestione del rischio” vigente nell’Ue, di non aver “raccomandato una specifica strategia di controllo della Xylella”, perché il compito di farlo spetta “alle Autorità europee e nazionali”.
Tuttavia, l’Autorità di Sicurezza alimentare raccomanda di condurre ricerche “basate sulla biologia degli agenti infestanti”, attraverso “l’attuazione di esperimenti ripetuti e ben progettati”, che possano “fornire indicazioni su come gestire in modo sostenibile un problema complesso come la sindrome del disseccamento rapido.
Inoltre, l’Efsa afferma di condividere “la preoccupazione sulla situazione degli ulivi nelle aree interessate” e comprendere “pienamente il bisogno di ulteriori ricerche sulle azioni potenziali del rischio causato dalla Xylella fastidiosa”.
Peacelink invita il Governo italiano e la Commissione europea ad “accelerare e moltiplicare gli studi” incoraggiando e finanziando “istituti diversi affinché proseguano e affinino le ricerche”. Secondo la Ong le ricerche dovrebbero anche “verificare sul campo i risultati positivi ottenuti dagli agricoltori salentini, ripetendo sotto rigorosa osservazione scientifica, e possibilmente corroborando e sistematizzando, i metodi di cura utilizzati in alternativa all’estirpazione degli alberi infetti e ai piani ormai inattuabili di eradicazione totale del batterio”.
Prima di prendere “decisioni che avrebbero conseguenze irreversibili sull’ecosistema della Puglia, è fondamentale acquisire una conoscenza più vasta e approfondita del ruolo svolto dai diversi agenti infestanti, per minimizzarne i danni e per contenerne la diffusione”, conclude Peacelink.
Lorenzo Consoli per Askanews