colonna sonora: Octave Minds – Together
La specie umana va avanti da milioni di anni grazie all’omertà.
Tutti i genitori ti dicono che il figlio è la cosa più preziosa e importante della loro vita, che fare figli è bellissimo, che il sorriso di un bambino vale più di qualsiasi altro tesoro… ma nessuno ti spiega che insieme alle gioie arrivano anche tanti dolori. Almeno non finché non entri “nel club”.
Diventare genitore è un rito di iniziazione per far parte di una sorta di associazione massonica con persone che magari neanche saluti per strada, con cui però inizi a scambiarti oggetti e vestitini, dare e chiedere consigli, mostrare foto e video, parlare di consistenza della cacca, far circolare nomi e contatti di pediatri e babysitter, cercare conforto in un abbraccio, chiamarsi alle 4 di notte piangendo. Una vera e propria organizzazione di mutuo soccorso, a prescindere da classi sociali o idee politiche che nasce spontaneamente e si allarga ad ogni neo genitore. Tra l’altro devo restituire una tutina che sta troppo stretta a mio figlio ma non ricordo chi me l’ha data: è bianca con delle svastichette nere cerchiate di rosso.
Passato l’entusiasmo iniziale, la novità del nuovo arrivato e soprattutto l’effetto droga pesante che fa il suo odore i primi tempi, pian piano la realtà torna a farsi viva: la burocrazia, il lavoro, la spesa, il mangiare, l’andare in bagno… tutto quello che prima facevi con facilità, diventa una prova tipo fatica di Ercole. Per farlo smettere di piangere spesso basta prenderlo in braccio, ma ovviamente non puoi cucinare con un pupo in braccio che ti può cadere sui fornelli e allora ti metti sul divano, lui si addormenta ma dopo un po’ magari devi andare in bagno e se lo lasci piange e se lo porti rischi che ti cada nel cesso e poi vallo a spiegare a quelli del telefono azzurro e quindi resti sul divano col braccio addormentato, con la vescica pulsante, pensando che forse è il caso di comprare i pannolini anche per te e con una voragine nello stomaco, sgranocchiando pane secco. Ovviamente potresti sgranocchiare anche cose più gustose, ma il pane secco rende di più l’idea di sofferenza.
Leggendo i più diffusi metodi di tortura moderni utilizzati per assoggettare i prigionieri, emerge subito che sono riconducibili alla strategia che il neonato adotta nei confronti dei genitori: privazione del sonno, esposizione a rumori assordanti (*), diminuzione del cibo, umiliazioni urinali e/o fecali. E per fortuna così piccoli non sono ancora pratici di elettricità.
(*) Non è vero che i bambini piangono: i bambini gridano, ossessivamente, e possono andare avanti anche per 5 ore consecutive prima di cadere svenuti.
Insomma finita l’ondata iniziale di endorfine accecanti, quando incontri qualcuno della fratellanza genitoriale (facilmente riconoscibili dalle occhiaie fino al mento, capelli e barbe incolte, deperimento fisico, scarsa cura nell’abbigliamento, odore di latticini e igiene ai minimi livelli, spesso sono in pantofole per strada) e ti sfoghi lamentandoti di aver dormito solo 4 ore, la prima risposta è “benvenuto nel club”, a volte seguita dalla consegna di un tesserino onorario ma forse è solo una leggenda. Alla puntuale replica sul perché diavolo nessun neo genitore ammetta pubblicamente che la vita diventa un inferno, la seconda risposta è “perché altrimenti nessuno farebbe più figli”.
Si chiama omertà ed è lo stesso principio che da decenni manda avanti la Mafia. E l’Italia, in qualche modo.
Se mi chiedessero a freddo, cioè tenendomi in perizoma in una cella frigorifera, se penso che il genere umano meriti di sopravvivere, facendo una rapida valutazione sui disastri ambientali, sugli orrori di cui siamo capaci, passando per le meraviglie dell’arte, per la musica, i gesti di magnanimità individuale e il fatto che mi stanno intervistando in perizoma in una cella frigorifera non saprei cosa rispondere, ma diciamo che, almeno a livello cosciente, non è ai primi posti delle mie priorità. Ma i bambini piacciono a tutti, sono così carini, soprattutto quando li vedi per cinque o sei minuti e magari in realtà vuoi solo attaccare bottone con una mamma sull’autobus, e poi l’idea che siano il frutto dell’amore è così romantica, che nessuno si rende bene conto che il loro scopo è il proseguimento della specie.
Siamo animali nell’anima (che forse non a caso si chiama così) e non ci vogliamo estinguere anche se poi ci lamentiamo sempre di noi stessi. E allora facciamo figli e siccome non basta facciamo credere a chi ancora non ce l’ha che sia qualcosa di meraviglioso.
Non si parla della stanchezza per le notti in bianco, del mal di testa, dei timpani incrinati, del terrore quando il pupo apre gli occhietti perché non sai come starà oggi, del fatto che tu passi in secondo piano perché prima c’é lui; e a lui piace un sacco essere tenuto in braccio mentre giri sulla sedia con le ruote, quindi ti ritrovi a passare ore ed ore a fare su e giù, distruggendo tutto il parquet del salone e col mal di mare.
E la cosa incredibile è che non te ne frega niente, perché faresti di tutto per far piacere a quel cucciolo strillante e pisciante, perché dentro c’è un pezzetto di te e c’è anche un pezzetto di tutta la storia dell’essere umano da quando è sceso dagli alberi per iniziare a distruggerli e poi farci la carta su cui scrivere che bisogna salvarli, perché farlo smettere di piangere ti fa sentire il più forte dell’universo, perché ora che è qui devi darti da fare per rendere il mondo un posto migliore, perché è la cosa più preziosa e importante della tua vita, perché un suo sorriso vale più di qualsiasi altro tesoro.
Perché grazie a questa omertà, da milioni di anni riusciamo ancora a fare qualcosa di bello.