Bruxelles – Può un singolo aeroporto bloccare un’intera politica comunitaria in materia di trasporti aerei? La risposta è “sì”, se si tratta di Gibilterra, punto nevralgico di un’Europa che qui affonda parte dei propri limiti e delle proprie divisioni. Ufficialmente territorio britannico d’oltremare e parte dell’Unione europea, Gibilterra è reclamata dalla Spagna. Effetto di un gioco semantico – non certo nuovo alla diplomazia né sconosciuto in Europa – per cui, per effetto del trattato di Utrecht del 1713 la Spagna cedeva al Regno Unito “la piena e intera proprietà” della città e del castello di Gibilterra, unitamente al porto. Proprietà, e non sovranità. Oggi Gibilterra è ancora al centro di questa contesa, che frena dialoghi e politiche comunitari. Il punto è questo: la disputa tra Madrid e Londra sulla sovranità di Gibilterra blocca i negoziati sul Cielo Unico Europeo, il progetto di integrazione degli spazi aerei tutt’ora esistenti. Senza una risoluzione della questione di sovranità non è possibile capire se le regole devono essere valide anche per lo scalo di Gibilterra. In quanto parte dell’Ue la teoria farebbe presupporre per l’attuazione delle stesse regole. Ma c’è un problema pratico. Il riassetto dei ventotto spazi aerei in nove blocchi aerei funzionali (Fab) lascerebbe Gibilterra fuori dal Fab anglo-irlandese per farlo ricadere in quello che riguarda la Spagna.
Al consiglio Trasporti di dicembre il Regno Unito continuava con il suo veto. Il testo uscito dalla riunione ministeriale prende nota del fatto che la questione relativa all’applicazione delle norme del Cielo Unico Europe a Gibilterra aspetta l’esito dei colloqui tra Spagna e Regno Unito. Il ministro di Londra a dicembre non ha votato in favore dell’approccio generale. Nonostante la presidenza lettone abbia espresso l’intenzione di far progredire i lavori sul dossier, questo rimane bloccato per via della questione di Gibilterra, e senza un accordo tra Spagna e Regno Unito appare difficile intravedere una via d’uscita. Si rischia dunque di accumulare ritardi su ritardi.
Il progetto Cielo Unico europeo (noto anche come pacchetto legislativo Ses – Single European Sky) ha conosciuto ritardi per inadempienze di tutti i ventisette Paesi membri dell’Ue (allora la Croazia non c’era ancora): il superamento della frammentazione degli spazi aerei per la creazione di un’Unione europea dei cieli non è avvenuto per via di ritardi negli accordi inter-governativi, ritardi nelle ratifiche, ritardi nell’attuazione degli accordi, ritardi nella definizione e della dotazione di stesse apparecchiature. A giugno 2013 la Commissione europea ha messo a punto il pacchetto Ses2+, con l’intento di velocizzare e rilanciare l’integrazione degli spazi aerei. Ma tre presidenze di turno del Consiglio Ue – Lituania, Grecia, Italia – non sono riuscite a risolvere una questione ormai secolare. L’impressione è che Gibilterra può attendere. E’ parte del Regno Unito, e come la madrepatria parte dell’Ue, ma per ora. Londra è alle prese con ragionamenti e possibili referendum sulla permanenza nell’Ue, e il destino di Gibilterra e del Cielo Unico Europeo dipende anche da questo.
Emanuele Bonini