Bruxelles – Dopo cinque anni di indagini oggi alle 12 la commissaria Ue alla Concorrenza Margarethe Vestager potrebbe annuncare un ricorso formale contro Google, accusata di abuso di posizione dominante sul mercato dei motori di ricerca.
Sulla questione c’era molt attesa ed era nell’aria da tempo. Ad annunciare la “fine delle indagini” è stato il Wall Street Journal, che cita alcune fonti. La comunicazione pubblica avverrà dopo una discussione ora in corso tra il collegio dei commissari europei.
Le autorità europee potrebbero imporre al colosso statunitense una multa fino a sei miliardi di euro, cioè fino al 10% delle sue entrate annuali, stimate nel 2014 per circa 66 miliardi. La multa possibile sarebbe quindi molto più alta di quella comminata a Microsoft nel 2012 che era stata di 1,7 miliardi.
L’azienda di Montain view, che in Europa controlla il 90% delle ricerche, molto più che in America dove si ferma al 75%, è da tempo sotto la lente di Bruxelles. Una prima indagine era stata aperta nel 2010 dall’ex commissario alla concorrenza Joaquín Almunia. Le accuse al motore di ricerca si basavano sull’esistenza di quattro diverse pratiche anticoncorrenziali: il favorire nei risultati non sponsorizzati (ovvero a pagamento) i propri servizi a danno di quelli degli altri competitors; l’utilizzare sempre nei risultati di siti a cui non è stato chiesto il consenso esplicito; la sottoscrizione di accordi di esclusiva con editori per le inserzioni sulle loro pagine web; e infine la limitazione della possibilità di trasferire i dati della campagna pubblicitaria di inserzionisti ad altri motori di ricerca. Ma Google e la Commissione erano, dopo tanti tira e molla, giunti a un compromesso che aveva portato a chiudere la pratica in cambio di alcuni accorgimenti sul sito. Ora la nuova commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, potrebbe riaprire il caso basandosi su nuove accuse.
Il Parlamento europeo nel novembre scorso ha votato una risoluzione non legislativa in cui chiedeva alla Commissione e agli Stati membri di imporre una separazione tra l’attività dei gestori dei motori di ricerca da altri servizi commerciali, per evitare abusi di posizione dominante in contrasto con le norme sulla concorrenza. Sempre lo scorso anno, a maggio, era stata invece la Corte di Giustizia dell’Unione Europea a puntare il dito contro Google e altri motori di ricerca, imponendo di eliminare dalle loro pagine dei risultati i link verso vecchi contenuti che riguardano una determinata persona nel caso in cui questa lo chiedesse perché ritenuti “inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti, o eccessivi in relazione agli scopi per cui sono stati pubblicati”.