In Europa “è importante controllare i deficit strutturali, ma bisogna considerare soprattutto quelli nominali”. Anche se “è il debito pubblico la vera minaccia”. Parole che sanno di richiamo per l’Italia, quelle di Pierre Moscovici. Nel corso della sua audizione al Parlamento Ue, il commissario agli Affari economici ha ricordato che la flessibilità non è un assegno in bianco. “La correzione degli squilibri progredisce, ma in alcuni Paesi permangono squilibri importanti”. L’Italia, con il suo debito al 132% del Pil, è senza dubbio uno di questi “squilibri importanti”. Abbiamo il secondo debito pubblico più alto di tutta l’Eurozona dopo la Grecia. Moscovoci però fa un ragionamento (e un richiamo) più generale. “E’ necessario avere stabilità finanziaria”, e questo vale per tutti ma soprattutto per chi ha le carte meno in regola. E’ per questo che per Belgio, Croazia, Francia, Italia, “è necessario continuare il monitoraggio”.
Dai banchi l’europarlamentare tedesco dell’Ecr, Bernd Lucke, a chiesto conto, ancora una volta, della presunta indulgenza mostrata nei confronti della Francia, per i due anni in più concessi a Parigi per rientrare entro la soglia del 3% nel rapporto deficit/Pil. “La nostra decisione non è indulgente, ma esigente”, è stata la replica. La Francia quest’anno dovrà fare sforzi di correzione ulteriore pari allo 0,2% del Pil (circa 3,5 miliardi). Poi nel 2016 dovrà presentare un piano nazionale di riforme (Pnr) “credibile”. Ma per tutti la regola è la stessa: “Se le riforme non saranno fatte prenderemo provvedimenti”.
In Commissione Ue si guarda con qualche apprensione alla Grecia. Se è vero che i debiti pubblici possono rappresentare un motivo di preoccupazione, anche il capitolo ellenico non lascia tranquilli. Quest’anno, ha rilevato sempre nel corso del dibattito il commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis, “per la prima volta dal 2007 tutti gli Stati membri dovrebbero avere crescita positiva”. Tutti o quasi. “Dobbiamo vedere gli sviluppi della questione greca. Ci sono incertezze sui risultati economici”. Ma permangono anche incognite sul negoziato. Moscovici assicura che “il dibattito è sereno, anche se – riconosce – non ha portato a risultati”. Il nodo da sciogliere è sempre lo stesso: si cerca di conciliare quanto vuole fare il governo greco tenendo conto degli impegni con i partner internazionali.