Bruxelles – Con il ritmo di sbarchi “senza precedenti” di questi ultimi giorni, l’Italia è “veramente sotto pressione” per cui l’Unione europea deve “sostenerla e aiutarla”. A sottolinearlo è il commissario Ue all’immigrazione, Dimitris Avramopoulos, intervenuto oggi davanti alla commissione Libertà civili del Parlamento europeo. Per capire meglio come, il responsabile Ue ha annunciato, a margine dell’incontro, che la prossima settimana sarà “in Italia per “incontrare il ministro dell’Interno, Angelino Alfano e visitare i centri di accoglienza per gli immigrati”.
In passato, ricorda il commissario, “abbiamo offerto finanziamenti di emergenza per alcuni Paesi”. A febbraio l’esecutivo Ue ha in effetti annunciato il potenziamento della sua assistenza a favore dell’Italia per fare fronte alla pressione migratoria nel Mediterraneo con il prolungamento dell’operazione Triton e tramite nuovi fondi di emergenza per un totale di 3,7 milioni di euro. “Se sarà necessario, in futuro siamo pronti a utilizzare ancora lo strumento” dei finanziamenti di emergenza ma “la questione ora non è tanto di chiedere soldi, ma di fare una vera politica comune”, sottolinea il commissario.
Innanzitutto bisogna smettere di considerare gli arrivi senza sosta di migranti sulle coste europee come un’eccezione: “Dobbiamo sapere che questo afflusso senza precedenti di profughi è purtroppo la nuova regola e dobbiamo adeguare la nostra risposta di conseguenza”, chiarisce il commissario. “Dobbiamo prepararci ad affrontare una stagione migratoria pesante”, mette già in conto e “la Commissione – assicura – si adopera per assistere i Paesi più colpiti che hanno bisogno di assistenza urgente”.
Da venerdì ad oggi, fa i conti il responsabile Ue, sono arrivati, secondo Frontex, “più di 7 mila migranti, 7 mila vite e questo – continua – ci ricorda che dobbiamo essere ben consapevoli della realtà delle nostre frontiere”. Oggi, infatti, l’Europa si colloca “in un arco sempre più ampio di instabilità da est fino al nord Africa”: ad est, ricorda Avramopoulos, c’è il conflitto in Ucraina che “alimenta uno stato di ansia in tutta la regione” e poi i conflitti in Siria e Iraq che “hanno generato uno spostamento di portata storica di popolazione con impatti sulla sicurezza e socioeconomici nei Paesi vicini, soprattutto Turchia, Libano e Giordania”, senza dimenticare la situazione della Libia.
Lo strumento che l’Unione europea metterà in campo contro questa situazione è l’agenda Ue sulla migrazione che la Commissione presenterà a maggio. Uno strumento “comune e completo” per cambiare un approccio che fino ad ora è stato troppo “frammentario”. “Una nuova politica – insiste Avramopoulos – deve definire un quadro in cui le persone possono venire in Europa” in modo legale, mentre “serve una solida lotta contro l’immigrazione clandestina”: le frontiere “devono proteggere l’Ue ma restare aperte”.
Fondamentale anche “cooperare con i Paesi terzi” per questo mi sto recando in “Marocco, Egitto, Tunisia, che sono Paesi partner fondamentali”, spiega Avramopoulos: “C’è un nesso tra la migrazione e lo sviluppo e intendiamo riprendere questo concetto nella preparazione dell’agenda, rinforzando la cooperazione con i Paesi terzi e attuando strumenti di politica estera, di vicinato, degli aiuti allo sviluppo e commerciali per giungere al nostro obiettivo”, spiega. Insomma, i Paesi terzi devono vedere che c’è un vantaggio, non può essere una relazione unilaterale e fornire loro supporto nell’accogliere migranti o nella lotta contro i trafficanti di esseri umani”.