Bruxelles – Bruno Contrada non avrebbe dovuto essere condannato perché il reato per il quale è stato ritenuto colpevole (concorso esterno per associazione mafiosa) all’epoca dei fatti (1979-1988) non era ben definito dalla legge. Lo ha stabilito, all’unanimità, la Corte europea dei diritti dell’uomo (organo del Consiglio d’Europa, che non ha a che fare con l’Unione europea) condannato lo Stato italiano a versare 10mila euro per danni morali all’ex 007.
La sentenza emessa a Strasburgo afferma che l’Italia ha violato l’articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani (che stabilisce che nessuna pena possa essere imposta se non prevista da una legge). Per i giudici europei il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è stato riconosciuto chiaramente nell’ordinamento italiano negli anni 80, e si è consolidato nel 1994, ma “non era sufficientemente chiaro” all’epoca dei fatti imputati a Contrada quando era capo della squadra mobile di Palermo, tra il 1979 e il 1988.