Il piano per gli investimenti di Jean-Claude Juncker così com’è non va. Ci sono ancora troppi punti oscuri tutti da chiarire, peraltro non marginali. “C’è un consistente grado di ambiguità” per quanto riguarda il calcolo del contributo nazionale ai fini del calcolo del deficit, “per finanziare i progetti intra-statali servirebbero gli Eurobond”, ma cosa ancora più delicata, “se la direzione generale Concorrenza stabilisce che il contributo nazionale al piano Juncker costituisce un aiuto di Stato illegale, allora possiamo scordarci del piano Juncker”. Duro il giudizio di Franco Bassanini, presidente della Cassa Depositi e Prestiti (Bdp), in occasione della conferenza ‘Investimenti di lungo periodo’ organizzata dal Comitato delle regioni. Bdp è chiamata a gestire il finanziamento dei progetti del piano Juncker per l’Italia, ma allo stato attuale, lamenta Bassanini, la strategia Juncker è un grande cantiere a cielo aperto, di cui non si intravede ancora la fine. Innazitutto bisogna stabilire che in casi come questo “siamo sempre davanti a casi di aiuti di Stato, che si devono però a fallimenti di mercato”. Attualmente la Commissione Ue è ancora divisa: da un punto di vista giuridico la partecipazione dei Paesi con fondi pubblici è un aiuto di Stato illegale o no? Ancora non c’è una risposta, e questo preoccupa. “Se gli aiuti sono ritenuti illegali possiamo scordarci la strategia Juncker”, avverte Bassanini.
C’è poi il problema della partecipazione dei Paesi. Se il contributo nazionale fosse stato dato direttamente la fondo Efsi per gli investimenti strategici, allora non ci sarebbero dubbi: nessun calcolo ai fini del deficit. Ma i Paesi non stanno partecipando in questo modo, e “c’è un consistente grado di ambiguità” su come i Paesi verranno trattati. Senza contare che i progetti di interconnessione da finanziare, quelli che riguardano due o più Stati, “meriterebbero di essere finanziati attraverso gli Eurobond, ma al progetto di Jacques Delors è stata tagliata la gola”. Il piano Juncker è quindi l’ultima spiaggia. “E’ una buona idea, ma il rischio è che la Banca europea per gli investimenti e le banche promozionali siano lasciate sole in un mercato dove gli investitori potenziali non hanno convenienza a partecipare per regole scritte in modo non chiaro”.
Dalla Commissione europea arrivano le rassicurazioni del commissario per gli Investimenti, Jyrki Katainen. “Stiamo lavorando con gli altri commissari, e sono certo che arriveremo a una soluzione”. Il finlandese non nega che l’esecutivo comunitario ancora è alle prese con gli aspetti legali del piano Juncker, ma precisa che la questione degli aiuti di Stato è stata sollevata all’interno della Commissione per valutare al meglio la fattibilità della strategia.